Page 163 - L'EROE SENZA NOME - Il Milite Ignoto simbolo del sacrificio
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Salvatore Orlando Il Soldato Sconosciuto all’Altare della Patria
feretri, sul catafalco disposto nel piazzale antistante la splenderà sui fasti umani non verrà mai meno l’onore di
basilica, circondato da un cordone di soldati. Una bat- venerazione altissima, di gloria luminosa, al sangue per la
teria di artiglieria schierata fuori dall’abitato sparò dei Patria versato. Il monumento che con il loro sacrificio essi
colpi a salve con cadenza regolare, mentre monsignor si sono elevati aere perennius non potrà essere adeguato da
Costantini impartì la benedizione alle bare allineate sul alcuna arte umana. Su questo, come su un’ara ideale, tutta
sagrato, ergendosi sulla folla devotamente inginoc- l’Italia pregherà riconoscente e benedirà commossa i suoi
chiata. I dieci feretri dei Soldati Sconosciuti vennero figli generosi. Aquileia, novembre 1921. Emanuele Fili-
trasportati a spalla all’interno del piccolo cimitero posto berto di Savoia”. Sull’arco che sovrasta l’altare fu scolpita
sul retro della basilica e, uno alla volta, calati dentro la la scritta “Omnes isti in gerenationibus gloriam adepti
fossa scavata ai piedi dell’altare. Il prelato lanciò quindi sunt”. All’Altare della Patria, intanto, si stava procedendo
una manciata di terra, seguito nel gesto da un’anziana con un protocollo che differiva proprio per la presenza
donna vestita a lutto e poi da tutto il popolo che silen- delle più alte autorità dello Stato. Già dalle ore otto la po-
zioso sfilò in pellegrinaggio davanti le sepolture. polazione gremiva il monumento e l’area circostante. Agli
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Il sacello, progettato dall’architetto Guido Cirilli , autore ufficiali era stata riservata l’area della balaustra ai piedi
anche della carrozza ferroviaria che aveva condotto a della statua equestre dedicata a Vittorio Emanuele II, e i
Roma il Milite Ignoto, aveva forma di altare, sormontato Corazzieri in alta uniforme, nella zona antistante le scale,
da un grande arco di pietra del Carso, alla cui base era vennero fatti sistemare su due file lungo tre lati.
scolpita la scritta “Dieci Militi Ignoti”. Due corone di al- Il loculo destinato a contenere il feretro del Milite Ignoto,
loro, al cui interno erano posti due volti di soldato con el- ricavato in un blocco di marmo botticino, aveva ai suoi lati
metto, sovrastavano la scritta e racchiudevano un’epigrafe lo spazio riservato, a destra, per il re, il principe ereditario
dettata dal duca d’Aosta: “Ma non piangete, o Madri, non e il duca d’Aosta, con i principi di corte alle loro spalle,
piangete che i vostri figli valorosi non sono morti né giam- mentre a sinistra avrebbero preso posto la regina Elena, la
mai moriranno. Lasciando le spoglie mortali all’oscura regina Madre e le principesse reali. Lo spazio sistemato
terra, essi sono saliti alla gloria dell’immortalità. Potranno dietro di essi era destinato al Presidente del Consiglio con
mutare eventi, persone, generazioni, ma finché il sole ri- il Governo al completo e al Corpo diplomatico accreditato.
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Guido Cirilli (Ancona, 9 febbraio 1871 – Venezia, 30 gennaio 1954). Lavorò soprattutto nelle tre città adriatiche di Venezia, Ancona e Trieste, dove
affrontò temi architettonici ed urbanistici di grande importanza e dimensione; operò anche nella capitale, a Loreto e a Monza, città nelle quali continuò
l’opera del suo maestro, Giuseppe Sacconi, l’architetto progettista del Vittoriano. Fu uno dei maggiori rappresentanti dell’ultima fase dell’Eclettismo ar-
chitettonico. Per il notevole talento nel disegno, appena laureato fu chiamato dal Sacconi e dal 1897 lo seguì nel grande cantiere del Vittoriano. Subentrò
al Sacconi nei principali cantieri (ma non in quello del Vittoriano): a Roma quello della tomba del re d’Italia Umberto I di Savoia al Pantheon e quello
della sistemazione di piazza Venezia; a Monza quello della Cappella Espiatoria a Umberto I re d’Italia; a Loreto sostituì il Sacconi nel ruolo di “architetto
della Santa Casa”. Nell’ambito della sistemazione di piazza Venezia, oltre a disegnare la forma della piazza, nel 1906 progettò il Palazzo delle Assicurazioni
Generali, insieme ad Arturo Pazzi ed Alberto Manassei. Nel 1910 inaugurò sia la tomba del Pantheon, sia la cappella espiatoria di Monza. Fu architetto
della Santa Casa di Loreto dal 1905 al 1926, anni in cui la basilica era oggetto di un ampio restauro e della riprogettazione delle cappelle. Nel 1923
progettò la sua residenza romana, il villino Cirilli in viale Regina Margherita; a Roma fu autore anche di villa Battistoni e di altri villini nel quartiere Mon-
teverde. Nel 1913 fu chiamato, per chiara fama, a Venezia per insegnare architettura all’Accademia delle Belle Arti, di cui fu per un quarantennio figura
fondamentale, arrivando ad esserne presidente. Nel 1914 realizzò il Palazzo delle esposizioni internazionali d’arte ai Giardini di Castello, sede della
Biennale. Nel 1918 si trasferì a Trieste, ove continuò la sua attività professionale come direttore dell’Ufficio Belle Arti e Monumenti. Tornò a Venezia nel
1926 per fondare, con Giovanni Bordiga, la Scuola superiore d’architettura, attuale Università Iuav di Venezia, del quale fu direttore dal 1929 al 1943.
Emanazione dell’Accademia delle Belle Arti, si trattava della seconda scuola di Architettura d’Italia, dopo quella di Roma, in ordine di data di fondazione.
Il suo legame con Venezia è testimoniato dal fatto che in questa città, nell’archivio dell’Accademia, si conserva oggi la maggior parte dei suoi progetti:
1.286 disegni relativi alle opere eseguite o ideate a Roma, Ancona, Venezia e nel Friuli Venezia Giulia. Nel 1947 curò la ricostruzione del duomo di Ca-
varzere, che era stato distrutto nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Fu direttore dell’Ufficio delle Belle Arti nella Venezia Giulia, ove ebbe per sei
anni (dal 1918 al 1924) l’incarico di direttore dell’Ufficio Belle Arti e Monumenti, occupandosi anche della tutela dei monumenti.
In questa regione progettò numerosi spazi consacrati al ricordo della Grande Guerra: a Gorizia, ad Aquileia il Cimitero degli Eroi (o “Tomba dei dieci Militi
Ignoti”), alle Bocche del Timavo il monumento ai Lupi di Toscana. A San Donà di Piave realizzò il Monumento al Piave, fiume sacro della Patria, monumento
commemorativo della Battaglia del Piave. Nel 1921 curò l’allestimento del carro funebre ferroviario del Milite Ignoto. Nella regione progettò ed eseguì importanti
lavori di restauro nelle province di Trieste, di Udine e Pola; ad Aquileia curò la sistemazione della zona monumentale; a Trieste elaborò il piano di ricostruzione
del Castello di San Giusto, che era stato gravemente danneggiato nel corso della Prima Guerra Mondiale, e fu autore del progetto di sistemazione della zona
archeologica di San Giusto; a Gorizia e a Duino curò il restauro (nel caso di Gorizia la ricostruzione) dei rispettivi castelli, anch’essi danneggiati dalla guerra;
a Grado restaurò la Basilica di Sant’Eufemia; a Pola restaurò il tempio di Augusto, la chiesa di San Francesco e l’Arco dei Sergi. Inoltre curò il restauro dei
principali monumenti di Parenzo, città nella quale diresse gli scavi che riportarono alla luce i mosaici nella basilica e gli scavi del castelliere preistorico.
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