Page 5 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Presentazione
a presenza del Regio Esercito in Croazia, per oltre due anni dopo la rapida
campagna della primavera del 1941, rappresenta un caso particolarissimo,
L unico, nella nostra storia militare e, probabilmente, non solo nella nostra.
Aver ottenuto l’annessione di quasi tutta la Dalmazia rese particolarmente difficili
sin dall’inizio i rapporti con il nuovo “Stato Indipendente Croato” e la situazione non
migliorò quando i comandi italiani cercarono di far fronte alle persecuzioni ed alle
stragi perpetrate dalle milizie nazionaliste croate “Ustascia” contro serbi ed ebrei.
Quando poi, con l’entrata in guerra della Russia sovietica, ebbe inizio la guerriglia
partigiana e le truppe italiane dovettero operare pure all’interno della Croazia, appog-
giandosi anche alle formazioni dei “Cetnici”, i partigiani monarchici in maggioranza
serbi, le relazioni italo-croate si fecero ancora più tese. Tali rimasero fino al settem-
bre del 1943, mentre sempre più pesante si faceva l’ingerenza della Germania nazista
che, almeno formalmente, aveva attribuito la Croazia alla sfera di influenza italiana.
Una concreta, tangibile dimostrazione dell’assurda situazione che si era venuta a
creare è offerta dalla nomina a re di Croazia, con il nome di Tomislavo, di un com-
ponente della casa reale italiana, Aimone di Savoia Aosta, Duca di Spoleto e dal suo
– inespresso, ma chiarissimo – rifiuto di mettere piede nel suo nuovo regno.
D’altra parte, con la campagna del 1941, ottenendo ben più di quanto si era pre-
fissa all’epoca della Grande Guerra, l’Italia era venuta ad operare lungo una “linea di
faglia” della storia, lungo l’incerto e travagliato confine tra l’Impero Romano d’Oc-
cidente e quello d’Oriente, tra Cattolicesimo ed Ortodossia, tra l’Europa cristiana e
l’Impero turco, una faglia che, dissoltasi la Jugoslavia, permane ancor oggi.
Il libro esamina la complessa situazione politico-militare in cui dovettero operare
le nostre truppe di terra e non soltanto, opponendosi ad una guerriglia durissima,
estenuante, con alleati, i croati, sostanzialmente ostili, ed una parte degli avversari – i
“Cetnici” monarchici – sostanzialmente alleati, e con altri alleati, i tedeschi, pronti a
soppiantarci, tutti uniti contro i partigiani del non ancora maresciallo Tito.
La guerriglia costituisce argomento particolarmente “sensibile” da trattare coin-
volgendo fatalmente gli aspetti peggiori di un conflitto, complicato per di più in
questo caso da una situazione politica drammatica, quale quella di una guerra civile.
Gli autori – e ne va dato loro merito – attingendo ad archivi storici italiani e stra-
nieri sono riusciti a narrare con precisione gli anni della nostra presenza in Croazia
seguendo il filo degli avvenimenti in ogni loro dettaglio, anche in quelli più sgra-
devoli e più che volentieri dimenticati. Lo hanno fatto, per di più, con chiarezza ed
equilibrio, e con qualche riflessione non superficiale sulla memoria storica e sulle
sue oscillazioni, riflessioni che ci possono essere di qualche utilità anche nella situa-
zione presente.

