Page 161 - Le Arti Marziali nel mondo Militare
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terza Parte
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StoriA del metodo di combAttimento militAre
Nell’Esercito Italiano l’addestramento all’uso dell’arma bianca per i soldati è stato
teorizzato ripetutamente nel corso degli anni fin da dopo l’Unità. Già nel 1868
compare un’istruzione sulla scherma di baionetta per i bersaglieri. I contenuti
di questa pubblicazione sono via via aggiornati sia all’inizio del secolo scorso,
quando il Corpo di Spedizione in Cina avrà modo di osservare da vicino le tecniche
di Jukendo, la scherma di baionetta dell’esercito giapponese, sia nel corso della
Seconda guerra mondiale con la Circ. 9500 – Lotta Corpo a Corpo dello SMRE-
Ufficio addestramento, edita nel 1943.
Nel dopoguerra la specifica materia è stata trattata in modo più succinto sulle
pubblicazioni SME 1000/A1 edizione 1966 Istruzione sull’addestramento individuale al
combattimento, e 1000/A/2 edizione 1986 Manuale del combattente, nonché nell’ultima
versione attualmente in fase di redazione sul combattimento ravvicinato all’arma bianca.
Nel 2008, su disposizione del Comando delle Forze Operative Terrestri
(COMFOTER), è stato costituito un Gruppo di Progetto (GdP) presso il 187°
Reggimento paracadutisti della Brigata Folgore per lo sviluppo del Metodo di
Autodifesa Militare (MAM).
Il lavoro si è concretizzato nella redazione dell’omonimo manuale, approvato
nel 2009 e che è entrato a far parte della base dell’addestramento del soldato
italiano di fanteria. Nel 2012 il COMFOTER, su mandato dello Stato Maggiore
dell’Esercito, ha disposto la prosecuzione del lavoro del medesimo Gruppo di
Progetto per il completamento del MAM in una vera e propria disciplina organica
di combattimento corpo a corpo. Il risultato del lavoro, che in sostanza puntava
alla nascita di una vera e propria arte marziale militare italiana, è stato il Metodo
di Combattimento Militare, sintetizzato inizialmente nella circolare 7002/14/A
Edizione 2014 dello Stato Maggiore dell’Esercito.
Nelle pagine successive:
Addestramento al contenimento MCM

