Page 123 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie                                              123



               sia nello Ionio, nell’Egeo, sul Bosforo e nel Mar Nero. Fu Lamba Doria il
               vincitore dei veneziani di Andrea Dandolo dinanzi alle coste della Dalma-
               zia. A questa battaglia, dove lo stesso doge Dandolo trovò la morte, seguì
               la pace, stipulata nel 1299 e voluta da papa Bonifacio VIII.
                  “Quando si aprì il XIV secolo si trovava ancora al governo genovese la
               diarchia Lamba Doria-Corrado Spinola, alla quale subentrarono i Podestà
               annuali e forestieri, fino alla nuova diarchia di Bernabò Doria e Opizzino
               Spinola di Lucori, rimasta in carica dal 1306 al 1309. Non fu certamente
               pari al Capitanato dei due Oberti, che governarono con saggezza e autorità;
               la pace non venne assicurata in città e nel contado, continuando le lotte
               di fazione e di consorterie per interessi e ambizioni personali. Lo Spino-
               la, molto ambizioso, eliminò il Doria, proclamandosi Capitano e Rettore
               perpetuo del popolo; ma la nobiltà coalizzata lo esautorò con una balia di
               Dodici Governatori, nobili e popolani, la quale governò fino alla Signoria
               di Enrico VII di Lussemburgo.”(G.Benvenuti,op.cit.,pag.85).
                  Tra le due vittoriose battaglie della Meloria e della Curzola, da Genova
               partirono, nel 1291, alcuni navigatori e questa volta non per unirsi ad altre
               galee in vista d’uno scontro con una rivale sul mare oppure al seguito dei
               Crociati in Terrasanta ma, segnatamente, per seguire una rotta dell’Altlan-
               tico e dunque circumnavigare l’Africa. Si ignora come a Genova si sapesse
               di questa nuova “Via delle Spezie” ma questo non parve turbare i due fra-
               telli Vivaldi, Vadino e Ugolino (di essi si parlerà diffusamente più avanti,
               nel capitolo quinto), i quali, armate due galee intrapresero questo viag-
               gio che veramente poté dirsi senza ritorno. Dunque costoro, che a bordo
               avevano anche due frati minori, avrebbero superato le Colonne d’Ercole
               e, costeggiando il continente africano, sarebbero quindi giunti al Capo di
               Buona Speranza; poi, risalendo per la costa orientale sarebbero arrivati a
               quelle terre che oggi s’identificano con la Somalia. Lì giunti, sempre se-
               condo narrazioni o forse, più propriamente, leggende, sarebbero stati fatti
               prigionieri e condotti ad Axum in Etiopia dove il re cristiano, un certo Pre-
               te Gianni, li avrebbe trattenuti con tutto l’equipaggio. Tra il 1320 e il 1325
               fu il figlio di Ugolino Vivaldi, Sorleone a mettersi in mare nel tentativo di
               “scoprire” che fine avessero fatto i due fratelli. Ma pure del figlio di Ugo-
               lino non s’ebbero più notizie.
                  Dante idealizzò il Vivaldi nel suo Ulisse, inghiottito dalle onde quando
               già aveva avvistato la terra misteriosa dell’emisfero occidentale, dimora
               della virtù e della conoscenza di cui era assetato; centocinquanta anni dopo
               Antoniotto Usodimare incontrerà tra i negri del Senegal un bianco che si
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