Page 121 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie 121
la meglio sulla rivale Pisa e a continue schermaglie con Carlo d’Angiò e i
sostenitori di questi. Tutto questo terminò nel 1276 con la stipula di un atto
con il quale i fuoriusciti guelfi potevano rientrare in città. “Con il passare
degli anni la Diarchia era andata rafforzandosi, ed era, soprattutto, Oberto
Doria, fratello dell’annalista Jacopo, ad agire con saggezza ed equilibrio
politico. Dopo il compromesso del 1276 Carlo d’Angiò, aspirando alla
conquista dell’impero greco, si era unito con Venezia, che desiderava riac-
quistare la supremazia nel Levante. Anche Genova fu invitata ad allearsi
contro il Paleologo; ma i Diarchi logicamente rifiutarono, informando poi
l’imperatore amico della progettata spedizione. Michele VIII fece allora
intervenire in Sicilia Pietro d’Aragona, figlio di Giacomo il Conquistatore,
il quale vantava dei diritti sul regno, già degli Svevi, per il matrimonio con
la figlia di Manfredi. Fu Benedetto Zaccaria, fedele feudatario del Paleo-
logo, a compiere la missione diplomatica. L’Aragonese favorì la rivolta
del Vespro, a fine marzo del 1282, per poi occupare la Sicilia, cinque mesi
dopo. La “mala signoria” di Carlo I d’Angiò era finita e Genova poteva
dedicare le proprie forze alla guerra contro Pisa, che era già scoppiata e
che sarebbe stata più tremenda che mai.”(Gino Benvenuti, op.cit., pag.80)
La battaglia della Meloria è considerata una delle più grandi battaglie
navali del XIII secolo, se non altro per il numero di galee impiegate e per
il grandissimo numero di prigionieri pisani. La pace fu firmata nel 1288 e
le clausole furono abbastanza pesanti per Pisa visto che avrebbe rinunciato
ai possedimenti di Sardegna, alla Corsica e alla loro colonia di Acri, in Pa-
lestina. In più, l’isola d’Elba passava ai genovesi come pagamento di una
indennità di guerra.
Così, tramontata l’epopea di Pisa, restavano Genova e Venezia a domi-
nare sui mari; il clima che si respirava, all’indomani della Meloria, era che
non s’attendesse altro che una scintilla per lo scontro. Oltre al dominio sul
Mediterraneo si guardava pure al Mar Nero come possibilità di commerci
fiorentissimi anche con l’Oriente. Forse, in quell’occasione, l’errore di Ve-
nezia fu quello di non soccorrere Pisa pensando in questo modo di avere un
avversario in meno sui mari. Per arrivare allo scontro decisivo alla Curzola
nel 1298 vi fu almeno un quinquennio di schermaglie tra le due potenze
marinare. Si potrebbe ricordare lo scontro di galee nel 1293 presso Corone;
poi, diversi mesi dopo, la reazione veneziana a Limassol. Quindi vi fu uno
scontro nel 1294 a Laiazzo in cui il genovese Nicolino Spinola ebbe la me-
glio sulla flotta comandata da Marco Baseggio. A queste piccole battaglie
si devono poi aggiungere delle scaramucce che si protrassero negli anni,

