Page 341 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
P. 341
dall’Italia alle Canarie 341
gli interessi, appena fossero approdati a Maiorca, ove contavano di vende-
re alcune mercanzie.
Nella primavera dello stesso anno della caduta di San Giovanni d’Acri,
i due navigatori genovesi (probabilmente in compagnia di due soci, Giaco-
mo e Antonio Argilofi, e di diversi commercianti), salparono da Genova,
con due galee, l’Allegranza e la Sant’Antonio, messe a disposizione da
Tedisio Doria, alla volta delle Indie, allo scopo di trovare verso ovest un
passaggio marittimo che conducesse dall’Europa all’Asia.
L’equipaggio era formato da ben 300 marinai, necessari a governare le
due navi. Le galee furono rifornite di acqua, viveri e tutto l’occorrente per
una lunga navigazione e stivate di merci per gli scambi.
Ugolino Vivaldi, col suo fratello Vadino era al comando della spedi-
zione che aveva organizzato - in congiunzione con Tedisio Doria, della
nobile famiglia ligure, antica, potente e gloriosa al pari di qualunque di-
nastia reale, e con l’appoggio della Genova ghibellina - nel maggio 1291,
con lo scopo di andare in India “dal Mare Oceano e riportare cose utili per
mestiere”.
I Vivaldi appartenevano a due importanti famiglie di antichi e rudi na-
vigatori e commercianti.
La spedizione marittima fu preparata con molta diligenza, con ricchez-
za di allestimenti ed equipaggiamenti, rifornimenti ed attrezzature, destan-
do, sopratutto per la durata e la destinazione del viaggio, il più profondo
interessamento nella Città di Genova, pure adusa ai grandi ardimenti di
terra e di mare.
Del resto gli Italiani ed i Genovesi in particolare possedevano il massi-
mo dello scibile marinaro del tempo e furono per oltre cinquecento anni i
re dei mari e gli istruttori del mondo.
La cartografia nautica del medioevo fu opera dei Genovesi, i quali ave-
vano anche cognizioni astronomiche e matematiche avanzatissime rispetto
all’epoca e disponevano di strumenti tecnici ignoti ad altre genti.
I due fratelli Vivaldi si proponevano di giungere direttamente alle Indie
uscendo fuori dallo stretto di Gibilterra, allora chiamato Stretto di Ceuta,
abbandonando così le abituali vie che da uno dei porti dell’Egitto, della
Siria o del Mar Nero, attraverso lunghe, lente e pericolose carovane, con-
ducevano alla Persia, alla Tartaria o all’India.
Si trattava, dunque, di una rivoluzione che si andava a compiere nel
sistema commerciale delle Repubbliche marinare italiane del secolo XIII,

