Page 391 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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               proprio territorio, anche perché era ancora recente (fra le varie razzie sof-
               ferte da pirati esterni) quello assai devastante del 1393, tanto che il Ciora-
               nescu nel “Le Canarien”, testo G, 4, 1980:19, afferma che a seguito di un
               formale trattato tra indigeni franconormanni, questi ultimi si impegnarono
               alla difesa militare dell’isola in cambio della possibilità di costruire un
               castello nel posto ora chiamato “Rubicon”. Questo insediamento con il
               tempo si trasformerà in un vero e proprio villaggio con case, pozzi, mani-
               fatture, e chiesa, tanto da trasformarsi in una vera e propria città chiamata
               San Marcial de Rubicon.
                  La suddetta opera “Majos” (alle pagine 302 e seguenti) afferma esservi
               stata una commistione tra le due culture, indigena ed europea, verificatasi
               con il tempo, in quanto nel giacimento dei “Roferos del castello” fu rinve-
               nuta una tomba con sepoltura in posizione supina in cui il defunto aveva
               non solo frammenti di ceramiche e gusci di molluschi, quali utensili deco-
               rativi, ma anche al collo una collana di pasta vitrea unita da filo di metallo:
               proprio l’assenza di metalli in Lanzarote ha fatto dedurre tale commistione
               di civiltà dovuta soprattutto all’elemento religioso.
                  Sempre il Cioranescu (“Le Canarien”, testo b, cap XLVI, 1980:134) af-
               ferma che: “L’anno mil 400 e quattro, jovedì 25 febbraio prima del carne-
               vale, il re dell’isola di Lanzarote , pagano, chiese di Mons. de Bethencourt
               per essere battezzato. Fu battezzato, lui e tutta la sua famiglia il primo gior-
               no della Quaresima ( il re dell’isola si chiamava Guadarfia ) e lo battezzò il
               signor Juan Le Terrier, cappellano di Mons. De Bethencourt, e fu chiamato
               signor Luis”. La conversione del re comportò la successiva conversione al
               cristianesimo di tutti i suoi sudditi tanto che proprio la religione fu lo stru-
               mento per una maggiore penetrazione della cultura europea soppiantante
               quella indigena.
                  Sempre il Cioranescu ricorda che i franconormanni organizzarono del-
               le “istruzioni o catechismo” per gli aborigeni al fine di convertire queste
               “genti barbare”: tra l’altro ciò che scandalizzò di più gli esploratori europei
               fu la poliandria esercitata dalle donne lanzarotegne: “La maggior parte di
               loro ha tre mariti che la servono per un mese, e chi la debe avere dopo, li
               serve tutto il mese che l’ha l’altro, e siempre fanno così, ognuno con il suo
               turno” (Cionarescu, Le Canarien, Testo G, 70, 1980:67).
                  Poiché gli incontri di civiltà differenti comportano sempre la soccom-
               benza della civiltà tecnologicamente meno sviluppata, nel giro di pochis-
               simi anni i Majos si saranno trovati a soccombere culturalmente di fronte
               agli Europei, come dimostra l’episodio riportato da Cabrera Perez – Perera
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