Page 69 - Le bande musicali - dall'Unità d'Italia ai primi del Novecento
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IV.1. Considerazioni generali
alba del Novecento si affaccia su uno scenario nuovo. La musica si apre a
varie sperimentazioni. Fondamentali sono a riguardo i vari centri musica-
L’li, che si incrementano e si specializzano, le prime cattedre universitarie
di estetica, gli studi di estetica musicale. Le riflessioni avanzate dagli studiosi mili-
tari, iniziando da Sancio e Krakamp, si sono sedimentate gradualmente negli spiriti
intellettuali ma anche nel popolo e nelle autorità ministeriali del Regno. Alessandro
Vessella diventa un punto di riferimento. Per contro il Novecento eredita dal secolo
precedente una situazione complessa. Le bande reggimentali sono diverse per nu-
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mero di organico e per strumenti. La distinzione fra banda e fanfara è tutt’altro
che netta. Nel 1899 la stampa lamenta che spesso le bande sono formate da un
numero spropositato di strumenti ad ottone e da un esiguo numero di strumenti
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a legno, somigliando quindi più ad una fanfara che ad una banda. Si consideri
anche l’assenza di una legge che regolamenti con precisione le musiche militari.
Le disposizioni del 1884 sono approvate solo nel 1901. La Grande Guerra segna
una nuova battuta d’arresto. Le energie sono impegnate su altri fronti. L’Italia esce
dal conflitto con un deficit economico grave. Le spese destinate all’arte sono dra-
sticamente ridotte. Le musiche militari sono ridimensionate. Le novantasei bande
reggimentali si mutano in bande presidiarie. Si formano anche le bande e le fanfare
reggimentali. Le prime sono annesse ai corpi d’armata o di difesa territoriale, con
un organico di cinquanta elementi, distinti in musicanti effettivi, allievi musicanti e
aspiranti allievi musicanti. Il direttore è un ufficiale e il vice direttore un marescial-
lo. Le seconde corrispondono alle piccole bande, e vengono annesse ai reggimenti
127 In linea di massima le bande erano formate da un numero variabile di orchestrali, circa
quarantacinque - cinquanta, le fanfare circa trenta. In tal senso la prima si rifà alla banda
completa dell’orfanotrofio di S. Lorenzo. La seconda, cioè la fanfara, somiglia all’organi-
co ridotto della stessa banda, sia per il numero sia per gli strumenti adottati. Come per la
banda del S. Lorenzo, il numero di strumenti varia in base alla disponibilità del momento.
128 “[...] se diamo per poco un rapido sguardo alla formazione organica dei Corpi di musica
attuali, li troviamo quasi tutti sproporzionatamente carichi di strumenti d’ottone e debolis-
simi di strumenti a legno. Tale esuberanza di ottoni (che dà più l’idea della fanfara anziché
della banda), l’uso continuo e volgare degli strumenti a percussione, la sproporzione acu-
stica degli effetti, prodotta spesso dalla cattiva strumentazione, dimostrano luminosamente
come non si abbia mai avuta la più pallida idea del vero indirizzo della banda.
Quante volte non si ha l’occasione di sentire, in un pezzo di musica teatrale, la parte del
soprano affidata al flauto o al clarinetto, e quella del tenore al cornetto o al flicorno?
Qualche maestro, avvertito dell’errore, ha trovato comodo scusarsi col dire d’avere dovuto
ricorrere a tale opportuna misura per insufficienza del suonatore, a cui avrebbe dovuto af-
fidare la parte”, cito direttamente da enrico Mineo, La banda musicale, cit., p. 246.