Page 102 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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100                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            ENRICO TOTI

            Roma, 1882 – Monfalcone, 6 agosto 1916

            Un eroe della Prima guerra mondiale di cui resta imperituro nella memoria di tutti quell’epico gesto di scagliare la sua
            stampella contro il nemico. A quattordici anni, nel corso di un’adolescenza esuberante dove il desiderio di avventura era
            l’ispirazione di molte sue scelte, si arruolò in Marina come mozzo specialista e per tre anni rimase sulla nave scuola Ettore
            Fieramosca, dove si specializzò come torpediniere elettricista. Nel 1899 s’imbarcò sulla Emanuele Filiberto, dove rimase fino al
            1904, quando, mosso dall’ansia di nuove esperienze, prese servizio sull’incrociatore torpediniere Coatit della Regia Marina e
            partecipò alla Campagna d’Africa contro i pirati del Mar Rosso che assalivano e depredavano le imbarcazioni dei mercanti
            locali. Rientrò in Italia alla fine dello stesso anno e si impiegò come fuochista nelle Ferrovie dello Stato. Nel 1908 il dram-
            matico incidente che gli cambiò la vita: nella stazione di Segni, un piccolo comune vicino Roma, fu travolto da una locomotiva
            in manovra e perse la gamba sinistra. Il giovane non si perse d’animo, impegnò tutte le sue energie per superare la menoma-
            zione: nel settembre del 1911 partì per un lungo viaggio in Europa con la sua bicicletta, divenuta ormai compagna insepa-
            rabile, percorse la Francia, il Belgio, i Paesi Bassi e la Danimarca, fino a raggiungere la Finlandia e la Lapponia. Da lì raggiunse
            la Russia, attraversò la Polonia e rientrò in Italia nell’estate del 1912. L’anno dopo partì per l’Africa. Raggiunto Il Cairo, si
            diresse verso il Sudan, ma qui fu fermato dalle autorità inglesi che gli impedirono di proseguire nel viaggio, considerandolo
            troppo pericoloso. Acceso interventista, dopo la dichiarazione di guerra da parte dell’Italia all’Austria-Ungheria, presentò
            per tre volte la domanda di arruolamento che, per inidoneità fisica, fu sempre respinta. Secondo la sua indole, non si diede
            per vinto e raggiunse la Zona di guerra a Cervignano del Friuli, dove rimase per qualche tempo come volontario civile adibito
            ai servizi non attivi. Finalmente, nel gennaio del 1916, grazie anche all’interessamento del Duca d’Aosta, fu destinato al Co-
            mando Tappa e, successivamente, raggiunse l’agognata meta: il 3° Battaglione Bersaglieri ciclisti della 14^ Divisione, dove
            ricevette dai commilitoni il cappello piumato e le stellette. Il giorno 6 agosto, nella località Sablici – a est di Monfalcone – i
            bersaglieri mossero all’attacco; Toti fu tra i primi a uscire allo scoperto. Ferito una prima volta, continuò ad avanzare e a lan-
            ciare bombe. Colpito da una seconda pallottola cadde, si rialzò e compì il gesto che lo consegnò alla storia: scagliò la sua
            gruccia contro il nemico prima di stramazzare ucciso al suolo. Fu decorato con la Medaglia d’Oro al valor militare, Motu
            proprio, dal re Vittorio Emanuele III. Romano del popolare quartiere di San Giovanni, Enrico Toti divenne un’icona della
            Grande Guerra e del Corpo dei bersaglieri, un simbolo dell’eroismo e della combattività dei militari italiani. A lui Achille
            Beltrame dedicò la copertina della Domenica del Corriere del 24 settembre 1916. La sua città natale, Roma, lo ricorda in due
            monumenti: una statua in bronzo al Pincio e un bassorilievo nel basamento del monumento al bersagliere a Porta Pia.



            MONFALCONE, QUOTA 85, 6 AGOSTO 1916, SESTA OFFENSIVA DELL’ISONZO

            Nun moro io


            In preparazione dell’assalto a Gorizia iniziava il 4 agosto un violento e distruttivo bombardamento da parte delle artiglierie
            italiane sulle posizioni nemiche dal Monte Sei Busi al mare. Il giorno 6, l’attacco fu portato in località Sablic – a est di Mon-
            falcone – dalla 14^ Divisione comandata dal generale Antonio Edoardo Chinotto e investì tutta la linea difensiva austro-un-
            garica. Le sue truppe, disposte su tre colonne, si gettarono all’assalto dei trinceramenti nemici: in quella di sinistra era schierato
            il 3° Battaglione Bersaglieri ciclisti in cui militava Enrico Toti. La battaglia si sviluppò anche in violenti corpo a corpo; Toti,
            spinto dalla naturale foga, appoggiandosi sulla sua gruccia, riuscì a raggiungere la trincea nemica. Investito da una raffica di
            colpi, ferito due volte, cadde a terra. Il bersagliere ebbe ancora la forza di rialzarsi e, afferrata la ormai inutile stampella, la
            lanciò con uno sforzo disperato contro il nemico gridando: “Nun moro io”.
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