Page 106 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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104 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
8 AGOSTO 1916, IL TRICOLORE A GORIZIA
Ihr seid umzimgelt! Ihr seid alle gefangen! (Siete circondati! Siete tutti prigionieri!)
Nella giornata del 7 agosto reparti delle Brigate Pavia e Casale presero d’assalto le truppe austriache asserragliate in una pro-
fonda grotta nel sottopasso della ferrovia Lucinico – Gorizia, trasformato in un fortilizio, per spingersi in avanti e i ponti
sull’Isonzo. Quel giorno tuttavia l’accanita resistenza nemica impedì di raggiungere gli obiettivi fissati dal generale Fortunato
Marazzi comandante della 12^ Divisione. Al calar della notte la situazione si presentava in stallo: le truppe italiane schierate
a 150, 200 metri dal terrapieno della ferrovia e quelle austro ungariche pronte a rispondere agli assalti. Durante la notte Ba-
ruzzi uscì da solo in perlustrazione e si portò non visto a ridosso dell’ingresso del sottopasso. Constata la possibilità di av-
vicinarsi alla postazione nemica senza essere intercettato, l’ufficiale romagnolo prospettò al capitano della 28° Reggimento
di tentare un colpo a sorpresa con una ventina di volontari per eliminare le sacche di resistenza nemiche. L’ufficiale coman-
dante, pur apprezzando la proposta di Baruzzi, autorizzò solo quattro fanti ad accompagnarlo nella rischiosa impresa. I
cinque militari si mossero così alle prime luci dell’alba di quell’indimenticabile martedì d’agosto verso la ferrovia e, giunti
senza essere stati avvistati all’ingresso della galleria, passarono all’azione. Per il presidio austriaco la sorpresa fu totale. Gli
uomini del 28° disarmarono e fecero prigionieri la sentinella all’ingresso del sottopasso e due sbalorditi ufficiali. Superato il
primo ostacolo i fanti procedettero nel sottopasso: «Mi trovo in un enorme locale – scrisse nel suo diario la Medaglia d’Oro
– ben illuminato a luce elettrica con magnifici baraccamenti laterali a due piani, dove una moltitudine di soldati, in numero
molto, ma molto superiore a quanto avessi previsto, se ne stanno tranquilli, chiacchierando al sicuro delle granate». Giunto
finalmente al centro dell’ampio locale Baruzzi cominciò a gridare in tono minaccioso Ihr seid umzimgelt! Ihr seid alle gefangen!
(Siete circondati! Siete tutti prigionieri!). L’ufficiale italiano alternava al tedesco espressioni in dialetto romagnolo – Boia d’un
mond léder - per dare più forza ai propri ordini e, oltre ogni più ottimistica previsione, riuscì ad ottenere davvero la resa di
circa 200 militari nemici. Sopraggiunti infine i rinforzi e avviati i prigionieri verso le linee italiane, il nucleo dei valorosi fanti
si mosse verso l’uscita della galleria che portava sulle sponde del fiume Isonzo da cui si intravedevano le prime casa della
città di Gorizia. In breve arrivarono altre unità italiane, i “gialli” della Brigata Casale e tra gli altri anche il capitano Ugo Ojetti.
Dopo un attimo di esitazione i militari italiani iniziarono a guadare il fiume senza attendere l’arrivo dei pontieri. Finalmente
dalla sponda sinistra dell’Isonzo fu ripresa la marcia verso Gorizia. Giunti all’altezza della stazione ferroviaria, in parte
distrutta dai colpi d’artiglieria, Baruzzi si precipitò su per le scale pericolanti e raggiunto il tetto, fissò il tricolore sul comignolo
più alto, visibile ora da tutti i militari che ancora combattevano sulla sponda destra dell’Isonzo.