Page 105 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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PRESENTAZIONE OPERE 1916                                         103




            AURELIO BARUZZI – LUGO, RAVENNA, 1897 – ROMA 1985

            Un uomo e un combattente straordinario Aurelio Baruzzi, le cui azioni in guerra, narrate nel suo diario Quel giorno a Gorizia.
            (5 uomini contro 200). Il primo Tricolore su Gorizia restano memorabili. Concittadino e amico di Francesco Baracca, Aurelio si
            diplomò all’Istituto tecnico di Ravenna come ragioniere e poi si impiegò in una banca locale. Nel febbraio 1915 si arruolò
            volontario e, dopo aver frequentato il corso allievi ufficiali, promosso sottotenente, fu destinato al 28° Reggimento della
            Brigata Pavia. Con questa unità nel dicembre prese parte ai combattimenti lungo la linea Podgora – Lucinico a sud ovest
            della roccaforte di Gorizia. Il 22 di quel mese fu con le forze che attaccarono di sorpresa una trincea austriaca nei pressi
            delle “Tre Croci” del Calvario e la conquistarono. A sera tuttavia la violenta reazione dell’artiglieria avversaria obbligò gli oc-
            cupanti a rientrare alle posizioni di partenza. Per questa azione Baruzzi fu proposto per la Medaglia di Bronzo. Nei primi
            giorni dell’agosto 1916, nel corso della sesta offensiva dell’Isonzo, mentre le truppe italiane si apprestavano alla conquista di
            Gorizia, l’audace ufficiale romagnolo fu il protagonista di eccezionali episodi di coraggio e di intraprendenza che gli valsero
            il massimo riconoscimento al valore. Il giorno 6, partendo dall’abitato di Lucinico, alla testa di un reparto di bombardieri a
            mano si scagliò contro una postazione austro ungarica riuscendo a catturarne i membri e a impadronirsi dell’artiglieria nemica.
            Il giorno seguente, il 7 agosto, l’avanzata del 28° Reggimento fu bloccata da un fitto fuoco di sbarramento di un nucleo di
            mitragliatrici posizionate in una vasta galleria scavata nel terrapieno della ferrovia Lucinico – Gorizia. Baruzzi chiese e ottenne
            il permesso di tentare l’assalto, insieme ad altri quattro volontari, contro la formazione nemica. All’alba del giorno seguente
            i cinque militari italiani riuscirono a portarsi all’imbocco del passaggio sotterraneo dove era arroccata la postazione austriaca.
            Baruzzi con grande fermezza e abilità, sorpresa e catturata la sentinella di guardia, riuscì a convincere gli sbalorditi nemici
            di essere alla testa di molti reparti, schierati d’intorno e pronti all’assalto. Offrì così al contingente austriaco la possibilità di
            arrendersi e di aver salva la vita, avviandolo poi verso le linee italiane. Successivamente Baruzzi e il suo nucleo di fanti, per-
            corso il sottopassaggio, si diressero verso Gorizia, guadarono l’Isonzo e innalzarono sulla stazione ferroviaria della città la
            bandiera italiana. Per questa sua impresa gli fu assegnata la Medaglia d’Oro consegnata personalmente dal Duca d’Aosta
            presenti i rappresentanti dei reggimenti della 3^ Armata. Promosso tenente nel mese di ottobre e inserito nel ruolo di servizio
            permanente effettivo, nel 1917 entrò nei Reparti d’Assalto. Durante la battaglia del Solstizio, l’unità di Baruzzi fu inviata a so-
            stenere l’azione della Brigata Perugia impegnata in quei giorni a contrastare gli assalti degli austro ungarici sulla destra del
            Piave all’altezza di Bocca di Collalta. La violenza degli scontri e l’indomita resistenza delle truppe italiane fu testimoniata e
            resa celebre dall’immagine di una casa diroccata a S. Andrea di Barbarana su cui era stata scritta la frase: “TUTTI EROI! O
            IL PIAVE O TUTTI ACCOPPATI!”. Il reparto di Baruzzi si batté al pari delle altre formazioni con grande coraggio e
            tenacia, ma accerchiato fu fatto prigioniero a Fagarè. Della sorte del comandante non si ebbero più notizie per diversi giorni.
            Così si sparse la voce che fosse morto e proprio in quei giorni il quotidiano Il Resto del Carlino pubblicò un articolo del cor-
            rispondente di guerra Antonio Beltramelli dal titolo: Per due grandi scomparsi. Uno dei caduti ricordati, era l’asso della nostra
            aviazione Francesco Baracca, e l’altro Aurelio Baruzzi “scomparso nella mischia e nulla più si sa di lui”. In realtà, senza che se ne
            avesse notizia, era stato fatto prigioniero e condotto prima a Lubiana poi, superata l’Austria, nel campo di detenzione di
            Dunaszerdaelj a pochi chilometri da Presburgo, in Ungheria. L’annuncio della sua prigionia giunse in Italia solo il 7 luglio.
            Baruzzi rientrò in patria, attraverso la frontiera svizzera, il 10 novembre sei giorni dopo la fine della guerra. Nel dopoguerra
            fu assegnato al ministero della Guerra e lasciò il servizio attivo nel 1953 come tenente colonnello. Nella riserva raggiunse il
            grado di generale.
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