Page 152 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            ELIA ROSSI PASSAVANTI

            Terni, 1896 – Ivi, 1985

            Elia Rossi Passavanti, un soldato che creò una leggenda intorno alla sua figura e alle sue imprese. Trasferitosi in giovane età a Roma,
            terminò gli studi dai Salesiani. Allo scoppio della guerra si arruolò volontario come soldato semplice nel Genova Cavalleria e dimostrò
            subito doti di coraggio e di intraprendenza davvero non comuni. Nel settembre 1916 nel corso della settima offensiva dell’Isonzo
            il Reggimento dove militava Rossi Passavanti diede l’assalto al colle Arupacupa nella zona del Monte Hermada, caposaldo austriaco
            a difesa della città di Trieste. I combattimenti si protrassero per diversi giorni in condizioni drammatiche per le unità italiane e il co-
            raggioso cavaliere si prodigò con grande ardore incitando i compagni a resistere sulle posizioni conquistate e a contrattaccare. Ferito
            da un proiettile che gli fratturò la mascella, prima di andare in ospedale volle essere condotto dal comandante per riferire sulla si-
            tuazione. Per il suo comportamento in quelle giornate fu decorato con la Medaglia d’Argento. Tornato sulla linea del fuoco nel-
            l’agosto 1917, benché nuovamente ferito, guidò un drappello di esploratori fin dentro l’abitato di San Giovanni di Duino. Nel corso
            del conflitto ebbe modo di conoscere Gabriele D’Annunzio con cui in seguito condivise l’esperienza fiumana. Promosso sergente
            per meriti di guerra alla fine di ottobre, dopo Caporetto, Rossi Passavanti prese parte alla leggendaria carica di Pozzuolo del Friuli,
            dove, colpito alla testa dalla scheggia di una bomba, quasi cieco per le ferite, continuò impavido a proteggere il ripiegamento del
            Genova Cavalleria. Nell’agosto 1918 sul Grappa, aiutante di battaglia, entrò a far parte del reparto d’assalto del 252° Reggimento
            Fanteria della Brigata Massa Carrara e, nuovamente ferito, fu decorato con una seconda Medaglia d’Argento. Raggiunto in ospedale
            dalla notizia dell’offensiva finale, volle essere trasportato in barella per prendere parte alle fasi conclusive della guerra. Per il suo
            straordinario curriculum di combattente Elia Rossi Passavanti al termine della guerra fu decorato con la Medaglia d’Oro al valor mi-
            litare. Nel settembre 1919 partecipò all’impresa di Fiume, divenendo comandante dei duecento uomini della “Disperata”, la guardia
            di “pretoriani” del comandante Gabriele D’Annunzio.
            Eletto deputato nel 1924 e tre anni dopo podestà di Terni, lasciò nel dicembre 1927 ogni incarico politico e riprese gli studi uni-
            versitari. Nel 1932 divenne titolare della cattedra di Contabilità generale dello Stato e fu eletto consigliere e poi presidente di una
            sezione della Corte dei Conti. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, ormai in età matura, si arruolò volontario col grado di
            tenente colonnello nel suo storico Reggimento Genova Cavalleria dislocato alla frontiera jugoslava, che comandò per pochi mesi
            fino al novembre 1940. Nominato successivamente capo dell’Ufficio propaganda del III Corpo d’Armata, ottenne durante la cam-
            pagna in Grecia la sua seconda Medaglia d’Oro al valor militare. Dopo l’8 settembre, fedele alla monarchia, partecipò a Roma, fino
            al 5 giugno 1944, alla lotta contro i tedeschi col fronte clandestino militare della resistenza, poi Corpo Italiano di Liberazione. Nel
            dopoguerra fu a lungo presidente dell’Associazione Nazionale dell’Arma di Cavalleria, costituì la fondazione Ternana Opera Educatrice
            con lo scopo di premiare laureati meritevoli e lavoratori distintisi nella professione. Prima della sua morte decise di donare tutto il
            suo importante archivio documentale alla biblioteca comunale di Terni. Dall’Unità a oggi solo sette militari furono insigniti di due
            Medaglie d’Oro.



            POZZUOLO DEL FRIULI, 29-30 OTTOBRE 1917, LA BATTAGLIA D’ARRESTO

            “Signori, questo dev’essere il nostro camposanto”

            A Pozzuolo del Friuli, il 29 ottobre 1917, furono inviati i reggimenti Lancieri di Novara e Genova Cavalleria della II Brigata comandata
            da Giorgio Emo Capodilista appoggiati da pochi reparti di fanteria della Brigata Bergamo per tentare di bloccare o quanto meno ral-
            lentare la marcia dell’esercito austro-tedesco che, dopo aver occupato Udine, si apriva la strada verso il Tagliamento per ostacolare il
            ripiegamento della 3^ Armata. Lo spirito con cui i reggimenti di cavalleria affrontarono la battaglia fu ben sintetizzato dal generale
            Emo Capodilista a conclusione del rapporto ufficiali: “Signori, questo dev’essere il nostro camposanto”. La battaglia ebbe luogo nel
            piccolo comune, dove gli abitanti che non avevano fatto in tempo a fuggire presero parte alla resistenza con le nostre truppe. Lo
            scontro assunse così toni epici per il valore e il coraggio dei militari italiani e rimase nella memoria della Grande Guerra come una
            delle pagine più gloriose: per quel combattimento furono proposte ben 176 onorificenze. Al termine dello scontro le forze italiane
            erano state quasi annientate: la 2^ Brigata di cavalleria tra morti e dispersi aveva perduto quasi la metà dei suoi effettivi, ma il suo sa-
            crificio aveva permesso alla 3^ Armata di ritirarsi oltre il Tagliamento, il primo passo verso la riscossa.
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