Page 244 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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242                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            ROMA, 4 NOVEMBRE 1921, ALTARE DELLA PATRIA

            ASSUNZIONE TRIONFALE DEL MILITE IGNOTO

            “Egli è la Storia: la storia del nostro lungo travaglio, la storia della nostra grande vittoria”

            Nel terzo anniversario della fine della guerra e della vittoria, l’Italia, come molte delle nazioni coinvolte nel conflitto, cele-
            brando un soldato morto in combattimento di cui non era stato possibile riconoscere l’identità, volle ricordare il sacrificio
            di tutti i militari italiani caduti nei quarantun mesi di conflitto. Quel fante, o quell’aviere, o quel marinaio rappresentò così,
            come disse il ministro della Guerra Luigi Gasparotto, “il combattente di tutti gli assalti, l’Eroe di tutte le ore”. Nacque da
            quel giorno il simbolo del Milite Ignoto. Proprio per la sua non identificabilità il Fante Sconosciuto divenne e resta la personi-
            ficazione delle centinaia di migliaia di combattenti italiani, di tutti quelli che ricevettero un ordine, raggiunsero il posto loro
            assegnato, lottarono, si sacrificarono, compirono il loro dovere sino in fondo, senza chiedere nulla in cambio, e non tornarono
            più. Fu il generale Giulio Douhet che per primo, nell’estate del 1920, avanzò la proposta di ricordare tutti i caduti italiani
            della Grande Guerra. La sua idea, che prevedeva inizialmente la tumulazione nel Pantheon, divenne un disegno di legge ap-
            provato dal Parlamento nel 1921 che scelse tuttavia come luogo della sepoltura il Vittoriano per unire il ricordo dei combat-
            tenti morti alla commemorazione del primo re d’Italia. Il Ministero della Guerra costituì successivamente una commissione
            di sei militari, tutti decorati con la Medaglia d’Oro, con l’incarico di individuare lungo l’arco dell’intero fronte dei combatti-
            menti dallo Stelvio al Mar Adriatico undici salme di soldati italiani non riconosciuti. Fu la madre di un giovane irredento di-
            sperso in guerra, la triestina Maria Bergamas, a scegliere tra le undici bare allineate nella basilica di Aquileia quella che sarebbe
            stata tumulata a Roma nell’Altare della Patria. Il feretro dell’Eroe Ignoto fu collocato su un affusto di cannone, deposto su
            un carro funebre ferroviario e il 29 ottobre iniziò il suo viaggio verso Roma. Il convoglio percorse la linea Aquileia - Venezia
            - Bologna - Firenze per poi giungere il 2 novembre alla stazione Tiburtina della capitale a velocità moderatissima, tra due ali
            di folla che, in un silenzio assoluto, resero onore al Soldato senza nome. Il mattino del 4 novembre 1921, nel giorno dell’anni-
            versario della vittoria, si svolse a Roma e nelle principali città italiane la commemorazione dei caduti in guerra, la più grande
            manifestazione patriottica che l’Italia abbia mai visto dall’Unità fino a oggi. Nella Capitale la cerimonia più solenne. Il corteo
            funebre, partito dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli e diretto al Vittoriano, sfilò al cospetto di una moltitudine immensa
            commossa fino alle lacrime, sotto una pioggia di fiori. Le cronache dell’epoca parlavano di oltre un milione di persone as-
            siepate lungo le strade per onorare l’Ignoto Combattente. Presenti sull’Altare della Patria, tra le bandiere dei reggimenti, la
            famiglia reale insieme a un centinaio tra generali, ammiragli e le più alte cariche dello Stato. Unico grande assente il Capo, il
            generale Luigi Cadorna, che però aveva reso omaggio in abiti civili al Fante Sconosciuto quando il treno era giunto nella sta-
            zione di Firenze.
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