Page 54 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            ODDONE FANTINI

            Correggio, Reggio Emilia, 1889 – Roma, 1976

            Fantini fu personaggio autorevole che sopravvisse alla guerra e proseguì fino a tarda età conducendo una brillante carriera
            nelle istituzioni culturali. Già in servizio nel 87° Reggimento Fanteria entrò nel 1911 nella Scuola Militare di Modena. Due
            anni dopo, da sottotenente, prese parte come volontario alla guerra di Libia e nel combattimento di Bir Es Sebil si distinse
            per coraggio e capacità organizzative nei momenti più critici ottenendo una Croce di guerra. Tornato in Italia, dopo l’inizio
            del conflitto mondiale, fu assegnato al 28° Reggimento della Brigata Pavia, alla quale toccò il gravoso compito di conquistare
            il Monte Sabotino. Dopo tre giorni di aspri combattimenti in cui Fantini assunse nei momenti più critici anche il comando
            della 10^ Compagnia, all’imbrunire del 23 ottobre 1915, alla testa dei suoi uomini riuscì a occupare una parte delle trincee
            nemiche. Il suo strenuo impegno continuò nel corso del contrattacco austriaco del giorno seguente, benché ripetutamente
            ferito non smise di incoraggiare i suoi compagni e di accorrere dove si manifestavano le situazioni critiche. Per questa sua
            azione gli fu concessa la Medaglia d’Oro. Il dopoguerra fu per lui colmo di soddisfazioni e riconoscimenti. Laureatosi al-
            l’Istituto Superiore di Studi Sociali di Firenze, occupato in un primo momento a Roma come funzionario del Commissariato
            dell’Emigrazione, si dedicò successivamente ai problemi della cooperazione, del lavoro e del credito alle piccole e medie im-
            prese. Divenne titolare della cattedra di Legislazione sociale e del lavoro presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università
            di Perugia e fu direttore dell’Istituto Superiore di Studi sul Lavoro e sulla Previdenza di Roma. Tra i suoi allievi più brillanti
            l’economista Federico Caffè.




            MONTE SABOTINO, 21-24 OTTOBRE 1915, LA TERZA OFFENSIVA DELL’ISONZO

            Sento il dovere di essere fra i compagni di prima linea per dividere con essi la morte e la gloria

            Il 21 ottobre, il 28° Reggimento della Brigata Pavia si accingeva a muovere all’assalto della vetta del Monte Sabotino, baluardo
            difensivo della testa di ponte di Gorizia. In quell’occasione il tenente Oddone Fantini compì un gesto di straordinaria gene-
            rosità. Saputo che la 10^ Compagnia era rimasta senza capitano, scrisse una lettera al comandante del Reggimento dove
            chiese e ottenne di assumerne il comando. In tre giorni di aspra lotta Fantini e i suoi uomini riuscirono a conquistare brevi
            tratti della linea difensiva nemica e a catturare alcuni prigionieri. La violenta reazione austriaca non permise tuttavia di con-
            solidare il possesso tanto sanguinosamente ottenuto: dalla sommità del Monte Sabotino il nemico batteva le trincee italiane
            con raffiche di mitragliatrici e lanci di bombe a mano, mentre le artiglierie austriache bombardavano la zona dal Monte Kuk,
            dal Vodice e dalla piana di Gorizia. Infine, nel tardo pomeriggio del 24 ottobre, un contrattacco nemico riuscì a riprendere
            le posizioni perdute. L’intera Brigata Pavia perdette, nel breve arco di quattro giorni, dal 21 al 24 ottobre, oltre 1400 uomini
            di truppa tra morti e feriti e 45 ufficiali. Fantini, che si era generosamente prodigato per tutta l’azione, ferito più volte, fu co-
            stretto a una lunga degenza in ospedale.
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