Page 58 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            PAOLO MORRONE

            Torre Annunziata, Napoli, 1854 – Roma, 1937

            Allievo della Scuola Militare di Modena dal 1871, divenne nel 1884 sottotenente del 26° Reggimento della Brigata Bergamo.
            Frequentò nello stesso periodo la Scuola di Guerra a Torino, nel 1886 fu nominato capitano di Stato Maggiore. Nel 1890 fu
            inviato in Eritrea per due anni partecipando all’opera di stabilizzazione della colonia italiana appena istituita. Rientrato in
            Patria iniziò da quel momento una brillante carriera nel novero dei più stimati ufficiali dell’Esercito: addetto al Comando di
            Stato Maggiore nel 1896, percorse in pochi anni tutti i gradi della carriera fino a divenire tenente generale nel 1911 in rico-
            noscimento delle sue ottime qualità organizzatrici. In occasione della guerra italo-turca, svolse un importante ruolo di sup-
            porto e di coordinamento delle operazioni in Libia nel 1913, come diretto collaboratore del Capo di Stato Maggiore Alberto
            Pollio. Iniziata la Grande Guerra assunse il comando del XIV Corpo d’Armata, con il quale operò con decisione e profes-
            sionalità nella seconda e terza offensiva dell’Isonzo sul Monte San Michele dove, tra l’agosto e il novembre 1915, si svolsero
            furiosi combattimenti. Per questa campagna, Paolo Morrone fu decorato con la Medaglia d’Argento e nominato commen-
            datore dell’Ordine Militare di Savoia. Nell’aprile del 1916, divenne ministro della Guerra nel secondo governo Salandra in
            sostituzione del generale Vittorio Zuppelli, osteggiato da Cadorna per le critiche mosse alla sua condotta delle operazioni
            che avevano ottennuto modesti vantaggi territoriali a fronte di un enorme logoramento dell’Esercito. Nel maggio di quello
            stesso anno fu nominato senatore. Come ministro, Morrone tentò di svolgere un’azione di raccordo tra il Governo e le sfere
            militari, ma a molti osservatori sembrò solo rappresentare la longa manus del Comando Supremo nel mondo politico. In
            effetti, quando si recò a Udine durante l’offensiva austriaca della primavera del 1916 in Trentino, uno dei momenti più critici
            prima di Caporetto dei rapporti tra Governo e Comando Supremo, approvò ancora una volta le posizioni di Cadorna sulla
            gestione della guerra. Si occupò anche del “fronte interno” cercando di tradurre in provvedimenti concreti le apprensioni
            del Comandante in capo nei confronti del “disfattismo”. Infine, contrariato dalle molte critiche e censure provenienti da più
            parti, lasciò la carica di ministro nel giugno 1917. Il presidente del Consiglio Paolo Boselli lo sostituì col generale Gaetano
            Giardino. Successivamente divenne presidente del Tribunale Supremo di Guerra e Marina fino al marzo 1918, quando ebbe
            il comando della 9^ Armata, un’unità tenuta come riserva che non partecipò alla battaglia decisiva di Vittorio Veneto. Nel
            dopoguerra fu membro della Commissione parlamentare per la revisione del nuovo Codice penale militare di guerra e in
            questa sede fu tra i promotori di un articolo che vietasse espressamente il ricorso alla decimazione. Nel 1923 fu promosso
            generale di Corpo d’Armata. Negli anni successivi si dedicò all’attività politica entrando a far parte di varie commissioni par-
            lamentari non solamente di carattere militare.



            MONTE SAN MICHELE, AGOSTO - NOVEMBRE 1915, LA SECONDA E LA TERZA OFFENSIVA DELL’ISONZO

            Attaccare, resistere, morire durante quattro drammatici mesi


            Furono i lunghi e drammatici combattimenti sostenuti dal XIV Corpo d’Armata sul Carso durante la seconda e terza offensiva
            dell’Isonzo a celebrare le qualità di comandante di Paolo Morrone. L’attacco tra l’agosto e il novembre 1915 si concentrò
            sull’area del Monte San Michele, la cui caduta poteva da un lato aprire la strada verso la testa di ponte di Gorizia e dall’altro
            mettere in grande difficoltà la linea difensiva austriaca di fronte a Monfalcone e a Redipuglia. L’offensiva si prolungò inin-
            terrottamente per quattro mesi, con transitori successi, furibondi contrattacchi, gesta eroiche e caduti illustri tra i quali il sin-
            dacalista Filippo Corridoni, che resero popolari in tutto il Paese i nomi dei luoghi dove si svolsero le più accese e cruente
            battaglie: Trincea delle Frasche, Trincea dei Razzi, Trincea delle Celle, Fratta. Paolo Morrone, tenente generale, non si ri-
            sparmiò, prese parte nelle posizioni più avanzate e maggiormente battute dal tiro d’artiglieria del nemico allo sforzo infrut-
            tuoso dei suoi soldati per prendere il sopravvento e scardinare la linea difensiva austro-ungarica al caposaldo di Gorizia.
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