Page 134 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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124                                            GIUDIZIO  SULL'AMMIRAGI.lO  PEI\SANO

                                                                       segue.! Allegato 6

             nome di  valente;  il  cluello  ciel  Daino con  le  batterie  cii  Caorle  nel  1848,  cii  valo-
             roso;  l'uscita  cla  Genova  cii  non so più  qual  piroscafo  con  la  poppa invece che
             con  la  prora,  di strano;  l'investimento ciel  Governolo,  col  re  a  bordo,  sulle sec-
             che  dei  Razzoli,  d'imprudente;  ma  il modo col  quale  fé  al  Governolo un'imbra-
             catura di tela e così lo  trasse a Tolone, di espertissimo. Nel  maneggio delle lance
            sotto  velc~ era  addirittura  maestro.
                 Era sempre un uomo molto  in  vista,  giusto  per quel suo impasto strano di
             pregi  e  di  difetti.
                 In  un corpo chiuso,  aristocratico,  gretto come quello clelia Marina sarda  .. .il
             conte  cii  Persano  ebbe  presto  nome  cii  eretico.  Perché?  Frequentava  i liberali ...
             La  frequentazione amichevole col  re,  col  Cavour e col  D'Azeglio,  la  consuetudi-
             ne amorosa  con  la  De  Solms ... , le  relazioni  con  inglesi  e  francesi  di  chiaro  no-
             me e coi profughi delle regioni schiave d'Italia, spiegano come Persano pensasse
             politicamente diverso  dai compagni;  e  chiariscono  ancora  come Cavour gli  affi-
             classe  quella  missione  militare  e  diplomatica  del  1860  che  è  gloria  cii  Persano
             aver condotta a termine egregiamente sotto tutti i riguardi. Ma codeste cose spie-
             gano anche il  morso  dell'inviclia ...
                 Persano fu  prode o codarclo? L'argomento merita di  essere trattato con mol-
             la  delicatezza  allo scopo cii  rinlracciare  la  verità.

                 Ebbe, senza dubbio,  quella forma  di  coraggio che chiamasi coraggio 111(11'1-
             no,  che  non  è  molto frequente  tra  la  gente che va  per mare sen?a buon corre-
             do di  studi professionali.
                 In  mare fu  intrepido  quanto Mantica  o Albini  o  Vacca,  gente che nella  lot-
             ta  con gli  elementi  sapevano  d'aver,  come strumento  di  vittoria  o  rimedio  alla
            forza  maggiore,  la  nozione professionale.
                 Studio sui  fatti  avverati  qual  contegno  tenesse  al  fuoco.
                 Tra  il  1840  e  il  '60  la  generale opinione relativamente al  valore  del  canno-
             ne da muro e del  cannone di bordo formulavasi  così nel  trattato dell'ammiraglio
            Jeffery:
                 Quattro G1JU1oni  da  18 o  da  24  protetti da  un muro e selvili convenientemente equi-
                 valgono a  un vascello di linea (80  a  120 cannoni);  è  da  ritenersi  pressoché  impossi-
                 bile  il  fuoco  dei  vascelli distrugga  un forte  ancorché quelli si imbozzino.
                 Così stando le cose, il giovane comandante ciel  Daino che il lO  giugno 1848
             andò  spontaneamente  ad  impegnare  duello  col  cannone  contro  una  batteria  a
             Caorle e lo  interruppe quando fu  percosso al  bagnasciuga;  e  nella  notte mandò
             un guardiamarina,  il Saint-Bon,  a ripescare l'ancora e  la  catena filata  per occhio,
             non è  da  riputarsi  codardo.  I codardi  in certi  gineprai non si buttano!
                 Né  io so chiamare codardo l'ufficiale generale che nel  1860 propose in con-
             sulta  di  capitani  l'assalto  alle  batterie  di  Ancona,  nonostante  il parere  contrario
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