Page 133 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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Allegato 6
Giudizio sull'ammiraglio Persano
dello scrittore A. Vecchj Oack la Bolina) dal suo libro
Memorie di un luogotenente di vascello, pp. 131 sgg.c°)
Persano fu di un impasto molto complesso. Doti squisite, difetti enormi. Lo
rassomiglio a quei palazzi che mostrano all'est~rno una bella facciata e che den-
tro cadono in ruina. Su di un corpo, cui la giovane elasticità fu sino a. tarda età
serbata, Iibravasi una testa di poca significanza; e l'insieme formava una perso-
na attraente, che piaceva subito. Colto più dei colleghi, Persano aveva conver-
sazione geniale; e questa figurava anche più per cagione di maniere squisite e
cortigiane, e dell'agevolezza nell'esprimersi correttamente in francese, in inglese
e in italiano. Ma dietro quel sipario così lusingatore dello sguardo quanta mise-
ra incoerenza! La bugia era per l'ammiraglio Persano abito inveterato, segno este-
riore e palese di poca zavorra! Mentiva naturalmente, senza bisogno, per cedere
ad impulso più potente del suo volere.
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Persano era povero, pomposo e sobrio.
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La mano che, con sapiente intelletto di italianità, tese agli ufficiali della Marina
napoletana nel 1860 (quantunque in disaccordo per ciò con Cavour) gli procurò
il livore dei colleghi suoi e della regione sarda. E il livore si esternò in calunnie
d'ogni sorta e in rimproveri acerbi. Ebbene, Persano ignorava il sentimento del-
la vendetta. Colmò sempre di cortesie i nemici suoi, e ne aveva molti. Anche nel
procedimento giudiziario che subì davanti al Senato costituito a Corte giustizie-
ra, Persano si limitò a discolparsi senza nulla dire a carico altmi; soffrì la più
crudele umiliazione senza aprir bocca a pronuncia di parola alcuna che suonasse
acerba agli inferiori non immuni tutti da colpa.
Chi gli era stato benevolo o grato esaltava anche al di là del merito. Il suo
diario suona lode a molti che odiavanlo a morte.
Fu un tantino teatrale anche da giovane per tendenza; lo fu per calcolo nel
1860; lo fu al minisçero per vanità.
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Amò sinceramente i marinai. Fu indulgente alle loro colpe consuete; non
abusò del castigo; si fece amare: tanto che, nei torbidi della squadra, durante il
1849, l'Euridice che egli comandava fu posta da lui in obbedienza senza ecces-
sive misure di rigore.
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In cose del mestiere era maestro, piuttosto audace che temperato; e pron-
to ai rimedi. La sua entrata nel Tamigi senza soccorso del pilota pratico gli dié