Page 151 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il comando  della Legione Carabinieri di Palermo


                                              La sua azione di comando, estrinsecata attraverso una coerente e continua attività
                                              di direzione, coordinamento e controllo, contribuisce a creare una situazione am-
                                              bientale di prontezza operativa e di rigore disciplinare all’interno dei Reparti della
                                              Legione di Palermo propedeutica alla migliore resa nell’attività di controllo del
                                              territorio e di contrasto alla criminalità organizzata e di tipo mafioso. Dall’analisi dei
                                              documenti ufficiali reperiti spicca immediatamente un intervento del 29 dicembre
                                              1966 (a poco più di due mesi dall’insediamento e prima della promozione al grado
                                              superiore) a firma del Ten. Col. Carlo Alberto dalla Chiesa dall’oggetto «Ricerca
                                              dei catturandi».
                                              In esso, l’Ufficiale superiore, dopo aver rilevato che le informazioni richieste per
                                              addivenire alla cattura dei ricercati venivano evase con modalità burocratiche e pe-
                                              raltro, alquanto standardizzate, indica con certosina precisione i punti che le indagini
                                              devono toccare nello specifico settore, di seguito selettivamente riepilogati:    147
                                                  – se agli amici, e quali, o congiunti del ricercato perviene corrispondenza dall’estero,
                                                  precisando da quale Stato e se si è rilevato l’indirizzo del mittente;
                                                  – se per le persone (amici, conoscenti, compari, parenti, congiunti) residenti o do-
                                                  miciliate in Italia siano stati interessati i competenti comandi o, meglio, inviati in
                                                  luogo militari conoscitori del catturando e con quale specifico esito;
                                                  – per i presunti deceduti, indicare il comportamento della moglie, della madre, dei
                                                  figli, ecc., nonché il parere del parroco o la lettura dei relativi registri, nonché
                                                  quella riportata dagli uffici anagrafe (analizzando tutti gli atti via via rilasciati a
                                                  congiunti);
                                                  – se ha parenti o amici all’estero precisandone il recapito e indicandone gli estremi
                                                  anagrafici e di domicilio;
                                                  – se qualche congiunto si sia recato, anche con regolare passaporto, all’estero pre-
                                                  cisando data di partenza, località di destinazione e indirizzo. Ciò potrebbe essere
                                                  utile per poter interessare il Consolato Italiano di quel Paese per stabilire con chi
                                                  l’emigrante è andato a coabitare;
                                                  – ogni altra utile notizia acquisita, ivi comprese, ad esempio, quelle emerse nel
                                                  corso di perquisizioni (appunti, lettere, timbri postali, fotografie, ecc.) sia presso
                                                  i congiunti del ricercato, sia presso quelle persone (indicando quali e per quale
                                                  motivo) possano comunque prestarsi ad aiutare i congiunti nel ricevere o tra-
                                                  smettere notizie.

                                              Si è inteso riportare testualmente i passi indicati nell’intervento in quanto da essi si
                                              può rilevare agevolmente quanto analitico, puntuale e dettagliato sia il modus ope-
                                              randi prospettato dal Ten. Col. dalla Chiesa per addivenire alla cattura dei ricercati,
                                              rispetto alle ripetitive formule di rito con le quali venivano evase le comunicazioni
                                              degli esiti delle ricerche effettuate dai Comandi dipendenti.
                                              Si tratta di una metodologia assolutamente innovativa che, decontestualizzata dal pe-
                                              riodo cui si riferisce (metà anni ’60), potrebbe essere teoricamente ancora applicabile
                                              ai giorni nostri, salvo il fatto che la tecnologia e la globalizzazione contemporanee
                                              hanno radicalmente trasformato il modo di comunicare e di relazionarsi.
                                              Altro aspetto da sottolineare è quello che il Ten. Col. dalla Chiesa ha chiarissimo, sin
                                              dal momento dell’insediamento, che la mafia è un fenomeno dal respiro nazionale e
                                              disancorato al solo territorio di competenza di ciascun Comando dell’Arma. Si tratta
                                              di una sensibilità inedita per quegli anni, quando molti magistrati, anche di rango
                                              elevato, mettevano in discussione l’esistenza stessa dell’organizzazione mafiosa, di
                                              un’intuizione verosimilmente tralasciata dopo il suo periodo di comando legionale se
                                              è vero, come è vero, che oltre 15 anni dopo, da Prefetto di Palermo, resterà ancora
                                              inascoltato quando affermava che contrastare la mafia nel solo pascolo palermitano
                                              avrebbe voluto dire soltanto perdere tempo.
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