Page 18 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               occasioni di essere realmente capita, applicata ed eventualmente condivi-
               sa. E nelle sue vicende, condizioni eccezionali di origine ed eccezionali con-
               dizioni di vita, davano all'esistenza della Repubblica un andamento incerto
               e spesso preda di violenze che gli mobilitarono contro molta parte della
               sua popolazione: la caccia agli ebrei, la caccia ai "disertori" e ai "traditori",
               i processi sommari, i contingenti armati non regolari con le loro  nefan-
               dezze,  i rastrellamenti indiscriminati, gli eccidi e gli eccessi della  repres-
               sione antifascista a danno dei partigiani. E proprio di costoro è l'evanescente
               "quarta Italia", quella delle zone liberate, amministrate stabilmente o tem-
               poraneamente dai gruppi partigiani dei più vari colori politici, che diede-
               ro  alla  loro  amministrazione una forte  coloritura antifascista e  alla  loro
               lotta  armata la prevalente e  necessaria  attività della  loro  presenza.
                                                      '
                    Infine vi è un' "ultima Italia", quella che la potenza "amica", la Ger-
               mania, aveva deciso di amministrare direttamente sia in un disegno ege-
               ~onico del Nuovo Ordine Europeo, come la costiera adriatica, sia in base
               alle necessità della guerra nelle regioni finitime ai combattimenti contro
               gli anglo-franco-americani che risalgono a fatica la nostra Penisola. Se questo
               è il quadro che potremo chiamare istituzionale del nostro Paese, ed è cer-
               tamente di eccezionale gravità, qual'è il  quadro che possiamo  dare  alla
               situazione complessiva del 1944 a partire dalla popolazione, degli italiani
               tutti,  compresi or in questa  or in quella  "Italia"? La  risposta  sta anche
               nei lavori del nostro incontro, sta nelle relazioni che diligentemente sono
               state approntate per Torino da emeriti studiosi che hanno voluto raccon-
               tare e  rinnovare.

                    Raccontare la  storia obiettiva,  che  non è la  storia militare ma è la
               storia globale delle speranze e delle paure, delle tristezze e dei positivi tra-
               guardi, senza alcun preconcetto alla luce e con l'ausilio del molto materia-
               le  (qualcuno.  potrebbe dire del troppo materiale), che informe, giace sui
               nostri tavoli, nei nostri armadi, nei nostri archivi e nelle nostre memorie.
               Rinnovare, perché questa è la nostra suprema ambizione, ciò che in tempi
               passati  è stato scritto  di  buono e  di  cattivo,  di  positivo  e  di negativo  a
               proposito di questo o di quell'aspetto. Sine  ira ac studio dicevano i latini;
               sì,  senza  polemiche e  senza manipolazioni,  con  il  senso  fraterno  di una
               penosa avventura vissuta tutti insieme con le varie scelte che hanno diviso
               e che oggi debbono nel loro rispetto, unire nello  sforzo di meglio capire
               e di meglio sapere. Eccoci di fronte al vecchio problema della storia: rin-
               novare lo  spirito e le  conclusioni,  oggi,  a  cinquant'anni dai fatti;  e  non
               perché crediamo al primo ammaestramento di Benedetto  Croce,  del fa-








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