Page 22 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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22 LUIGI POLI
nell'economia generale della guerra è stato necessario l'intervento delle
forze armate italiane? che risultati ha dato?
quali furono per noi italiani le tappe basilari sul piano militare di que-
sta guerra di liberazione?
Risponderei al primo interrogativo che la condotta alleata potrebbe
sembrare irrazionale se non si esaminassero· preliminarmente le motiva-
zioni e gli obiettivi della campagna d'Italia.
La strategia mediterranea alleata infatti, almeno in un primo tempo,
allo sbarco ed occupazione della Sicilia, intendeva proteggere le vie di co-
municazione marittime e di rifornimento nel Mediterraneo sia da terra
che dall'aria. Solo in un secondo tempo, nel 1944, dopo i risultati brillan-
ti della prima azione, gli obiettivi strategici militari si ampliarono e di-
vennero più ambiziosi, anche se limitati, fermo restando il principio di
base che la guerra doveva essere portata nel cuore dell'Europa dalla Fran-
cia. La campagna d'Italia doveva limitarsi a concorrere al conseguimento
di questo obiettivo, sia impegnando in una guerra di logoramento il mag-
gior quantitativo possibile di forze germaniche, sia fornendo la disponibi-
lità agli alleati di aeroporti per condurre attacchi aerei nel centro Europa.
Quindi guerra di logoramento e di limitata conquista territoriale.
Ciò giustifica i successivi sbarchi nel centrosud, a Salerno ed Anzio
e le logoranti soste a ridosso della linea Gustav a Cassino e della gotica
a Bologna. Ciò giustifica anche, a fine 1944, l'armamento, l'equipaggia-
mento con materiali inglesi, e l'impegno finale dei cinque gruppi di com-
battimento italiani per rendere disponibili altrettante divisioni alleate da
inviare in Francia.
Se scendiamo dalla strategia alla tattica questi presupposti possono
spiegare tante altre apparenti irrazionalità, giustificandole sia con i pre-
supposti strategici dell'impegno limitato e sistematico privo di brillanti
e dinamiche manovre, sia con il basilare presupposto di risparmiare vite
umane. Anche se questo presupposto in effetti non si è realizzato: 76 500
sono le tombe di caduti nei cimiteri alleati in Italia.
Il secondo interrogativo è: necessità e risultati della partecipazione
italiana alla campagna d'Italia.
Non vorrei !imitarmi a rispondere con motivi liturgici ed ideali, pe-
raltro giustissimi, che ci ricordano che con l'eroismo di quei soldati, di
quei marinai e di quegli aviatori, che dopo 1'8 settembre non tornarono
alle loro case, ma vollero divenire protagonisti della rinascita delle nuove
Forze Armate, l'Italia conquistò la dignità di grande paese.
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