Page 23 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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L'ITALIA VERSO LA LIBERAZIONE TOTALE 23
In realtà agli inizi gli alleati cercavano ausiliari, lavoratori e non com-
battenti e fu estremamente difficile ottenere di poter combattere con loro,
fino a che non ci hanno conosciuto. E ci conobbero a Monte Lungo, eroi
sfortunati, ci conobbero a Monte Marrone, tecnici valorosi della guerra
in montagna, e ci collaudarono sul fronte adriatico in una logorante guer-
ra di movimento e di conquista.
Senza contare poi che la partecipazione di soldati italiani alla guerra
di liberazione è servita a legittimare la presenza alleata in Italia, anche
nei confronti delle popolazioni. Non invasori, né liberatori non richiesti,
ma alleati. "Più che la servitù temo la libertà recata in dono", aveva detto
Mazzini cento anni prima.
Il terzo interrogativo, quali furono le tappe essenziali in campo mili-
tare di questa guerra di liberazione, merita una risposta più articolata.
Cerchiamo di farlo il più sinteticamente possibile. Se difficile fu agli
inizi il colloquio tra alleati ed italiani, non facile fu quello tra gli stessi
italiani, tra Governo, Stato Maggiore ed operativi, anche se a quel mo-
mento erano tutti militari.
È in questo difficile contesto che occorre valutare i condizionamenti
di quel periodo. Fu solo l'impegno dei militari italiani che capirono la
situazione, ad ottenere subito significativi risultati.
Il gennaio e febbraio 1944 segnano un periodo oscuro di cui poco
o nulla si ama parlare se non per dire che il I raggruppamento era a ripo-
so, dopo Monte Lungo, tranne l'artiglieria data in appoggio ai marocchi-
ni nella zona di· Acquafondata. Ma tutto ciò è un modo eufemistico per
dire che il raggruppamento, in piena crisi, si stava smembrando. Gli al-
leati volevano impiegare i mezzi motorizzati per trasporti logistici, i fanti
come manovalanza e l'artiglieria in appoggio ai marocchini.
Fortunatamente venne nominato comandante il generale Utili, gio-
vane e dinamico (aveva 48 anni). Proveniente dallo Stato Maggiore e dal
servizio informazioni, ben conosceva le disponibilità residue dell'esercito
del sud, quali erano i reparti più motivati rimasti ed il supporto logistico
migliore. Chiese e ottenne; col suo ascendente e la sua determinazione su-
pera soprattutto la crisi più dura, quella morale, di soldati che si erano
dimostrati valorosi alla prova del fuoco, ma ancora fragili nelle motivazioni.
A fine febbraio, il Corpo Italiano di Liberazione, completamente rin-
novato, tornò in linea all'estrema destra dello schieramento della Y arma-
ta sulle Mainarde.
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