Page 269 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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SECONDA GUERRA MONDIALE 269
Foto ormai famosissima raffigurante due paracadutisti italiani del Gruppo di Combattimento Folgore
nelle ultime settimane di guerra con equipaggiamento britannico. Quello a sinistra indossa il copricapo
metallico di specialità, l’altro a destra invece quello per staffette portaordini modello 1942.
applicato il piumetto da bersagliere oppure un congegno radio. Il cosiddetto modello Despatch
rider si differenziava dal primo sostanzialmente per l’imbottitura: una cuffia avvolgente di
pelle marrone, traforata per la ventilazione, che copriva le orecchie, la nuca e le guance, tramite
il soggolo ad ardiglione.
Tra coloro che utilizzarono questi specifici copricapi metallici – insieme all’intero equipaggia-
mento britannico – vanno menzionati i 111 paracadutisti provenienti dal reggimento Nembo,
facente parte il Gruppo di Combattimento Folgore, e l’intera aliquota (114 elementi) dello
squadrone F, partecipanti a fianco degli Alleati all’operazione Herring nell’ultima decade di
aprile del 1944. La missione, prima di questo tipo (a parte l’azione sulle isole joniche) per uo-
mini addestrati da circa due anni solo per questo, sarà in realtà l’ultima impresa militare della
specialità paracadutista dell’intera Seconda guerra mondiale. Dopo i fasti di Rotterdam, Creta e
Sainte-Mère-Église, ma anche le tragedie di Nimega ed Arnhem, toccò ai fanti dell’aria italiani
chiudere un’innovativa primavera militare, proprio con l’obiettivo di riscattare un’ampia zona
della nazionale Pianura padana. 454
454 P. Marzetti, L’ultimo salto. Operazione Herring, in «Uniformi & Armi», n. 49, marzo 1995, pp. 10-19.