Page 266 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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266 I 100 ANNI DELL’ELMETTO ITALIANO 1915 - 2015
La situazione però stava gradualmente mutando. La carente struttura logistica e l’opportu-
nità politica di doversi sottomettere alla volontà degli Alleati, comportò in breve la quasi com-
pleta adozione di mezzi e materiali provenienti dall’Amministrazione militare britannica. Ciò
comportò che le uniformi divennero quelle cachi inglesi, ornate però di attributi e segni distin-
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tivi nazionali. In assenza del reperimento di una normativa precisa, si può individuare dalle
fotografie un complesso utilizzo di capi di corredo diversi, assemblati secondo le circostanze,
come del resto nel caso delle Forze Armate di Salò.
Nel Corpo italiano di Liberazione (CIL) ancora sopravvissero i modelli nazionali, sempre
più spesso decorati con motivi e attributi affini all’uso alleato. Nonostante le molte riserve, il
Comando anglo-americano era disposto ad affidare alcuni compiti (non sempre operativi) ai
militari italiani, salvo però fissarne regole d’ingaggio e attributi affini ai propri. Lo spostamento
dei gradi da ufficiale dalla base della manica alla controspallina ne è l’epifenomeno. Ecco quin-
di, per esempio, l’impiego per l’Arma dei Carabinieri del monogramma MP (Military Police),
ma anche di inedite tinte bianche e fasce colorate, già in uso al personale alleato di vigilanza sui
militari o sulla mobilità dei convogli sulle strade. Iniziarono a comparire anche alcune forme di
grado sui modello 33, fino ad allora assenti nella mentalità italiana, oppure intere scritte come
Police o indicazione di incarico. In questo contesto si ebbero ancora molti problemi nel recu-
perare il numero sufficiente di piumetti per bersaglieri: «Tutte le ricerche fatte dalla Direzione
Generale di Commissariato Militare per 1.500 pennacchietti da bersagliere occorrenti al C.I.L.
hanno avuto esito negativo». 452
A partire dall’istituzione dei Gruppi di Combattimento, la regola fu invece l’adozione del
modello britannico MKII: la classica scodella rovesciata nella sua versione del 1936. Vale la
pena farne una rapida descrizione, visto che fu per diversi mesi l’elmetto ufficiale del ricostitu-
ito Regio Esercito. Dopo le esperienze della Prima guerra mondiale e degli anni Venti, l’indu-
stria britannica ammodernò l’originale Brodie Pattern. Ecco quindi che tutti i militari apparte-
nenti all’Impero di Sua Maestà iniziarono ad indossare un unico modello (nonostante piccole
differenze). La versione base era composta da una scodella rovesciata con coprifilo sul bordo
esterno della falda circolare. La nuova imbottitura era formata da una croce metallica, legata
a vite al centro della concavità dell’elmo, che sosteneva un anello. A questo era attaccata una
fascia di tela cerata nera, a cinque lingue, regolate a passante con un cordino. Sul fondo vi era
una croce di gommapiuma ricoperta di cerata nera. Il sottogola era in due varianti, entrambe fa-
cilmente smontabili dal resto dell’elmetto, tramite due piastrine reggisoggolo laterali. Il primo
tipo era molto articolato. Era costituito da tre sezioni: la centrale era una fettuccia di canapa con
fibbia ad ardiglione, mentre le due laterali – che si fissavano all’elmetto – erano costituite da
altrettante strisce di stoffa cucite e contenenti ciascuna due molle amagnetiche, che garantivano
una certa elasticità al posizionamento sul mento e sulle guance. Il secondo tipo (denominato
MKIII), nato per esigenze di economicità e di celerità di produzione a partire dal 1941, era co-
stituito invece da una lunga fascia elastica di canapa con fibbia a scorrimento e senza ardiglione.
Nonostante questo standard, i Gruppi di Combattimento utilizzarono tutte le versioni dispo-
nibili: sia quella più prettamente metropolitana, sia le varianti per gli eserciti del Commonwel-
th. Quella sudafricana, per esempio, sostituiva la croce in gommapiuma con un ovale in feltro
nero. Elemento particolare, alla maniera inglese, fu l’applicazione al lato sinistro del guscio
451 A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’Esercito italiano nella Seconda guerra mondiale, op. cit., p. 357.
452 AUSSME, I3, b. 117, f. materiali vari 1944, foglio 3/5017/serv del 27/5/1944 di Oxilia.