Page 262 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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                                     Supporti mimetizzanti per elmetti nel periodo della RSI


               Scrivere la storia degli elmetti nella Repubblica Sociale Italiana è impresa molto perigliosa.
               Sia per la normativa frammentata e poco reperibile, sia per la situazione generale di guerra,
               l’individuazione di regole e disposizioni precise appare assai complessa. Ci si può limitare tut-
               tavia a precisare che le Forze Armate repubblicane ebbero in dotazione contemporaneamente
               elmetti nazionali e i soliti copricapi metallici di preda bellica o di derivazione germanica con
               l’aggiunta di nuove insegne distintive, talvolta ricalcando i modelli tedeschi negli scudetti la-
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               terali.  La spiegazione è da ricercare non solo nella limitata disponibilità di risorse in capo
               al Governo di Salò, ma anche nell’inquadramento che molti reparti avevano all’interno stesso
               delle stesse istituzioni militari del Reich. Di conseguenza dalle fotografie o dalle testimonianze
               è facile rintracciare formazioni italiane con indosso parziali o complete uniformi tedesche. E’
               il caso di alcune unità di paracadutisti, che abbinarono così la tuta da volo a un solo pezzo con
               il tipico copricapo per truppe aviotrasportate della Luftwaffe. Al contrario è stato rintracciata
               una tipologia di elmetto 33 con all’interno un timbro della Flak, non potendo però individuare
               la nazionalità del personale utilizzatore. Abbastanza diffusi furono i telini mimetici e le reti
               metalliche da pollaio, su cui poter applicare il solito fogliame. Fu esteso pure l’uso delle retine
               mimetiche alleate, sottratte al nemico.
                  Nella documentazione relativa al casermaggio e alle uniformi delle Forze Armate repubbli-
               cane, presso l’Archivio centrale dello Stato, non viene quasi mai menzionato l’elmetto. Viene
               tuttavia precisato lo specifico costo, che sarebbe stato addebitato al militare in caso di rifusione,
               a seguito di smarrimento dello stesso. Il prezzo di un elmetto, secondo l’elenco nominativo
               degli oggetti di corredo emanato dal Corpo ausiliario delle Squadre d’azione di CC.NN. era di
               lire 150. 447



               446 A. Spanghero-F. Lazzarini, op. cit., pp. 93-109; S. Savino, op. cit., pp. 45-46; L. e P. Marzetti, Aquile, tricolori
                   e spruzzi di vernice. Le decorazioni e le colorazioni degli elmi repubblichini, in «Uniformi & Armi», n. 175,
                   novembre 2010, pp. 40-49 e n. 176, dicembre 2010, pp. 12-19; A. Spanghero, Il leone ha alzato la coda. La
                   storia della Xª Flottiglia Mas e dei suoi elmi, in «Uniformi & Armi», n. 175, novembre 2010, pp. 50-59; Istru-
                   zione provvisoria sull’uniforme dell’Esercito Nazionale Repubblicano del 1°/9/1944. Le principali insegne
                   utilizzate furono: le precedenti insegne demonarchizzate, fregi d’ardito rivisitati, l’aquila romana, un teschio
                   con pugnale in bocca, una doppia M sovrapposta al fascio repubblicano e infine uno scudetto laterale con il
                   monogramma SS o quello con una grande X rossa per la Decima flottiglia Mas.
               447 ACS, RSI, X Brigata nera “Enrico Tognù”, b. 5, f. Equipaggiamento, allegato al foglio n. 353/5E del 4/12/1944
                   di Gamba.
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