Page 271 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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SECONDA GUERRA MONDIALE 271
Rispetto a quanto esposto, altra differenza sembrerebbe quella esistente in relazione alle
formazioni della Regia Marina, impegnate nella Guerra di Liberazione. Innanzitutto, nella pri-
mavera del 1944 furono rinvenuti 333 elmetti nazionali presso le strutture di Forza Armata a
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Reggio Calabria, di cui 273 vennero subito spediti a Taranto. In agosto sulla nave Duilio se ne
trovarono 292, sulla Giulio Cesare 100 (di cui 20 acquistati a Malta!), sulla Eugenio di Savoia
80 e sulla Cadorna 200. 457
Questo stato di cose, comportò alcune opportunità per il San Marco, tanto che il 9 dicembre
1944 così venne riportato:
«In conversazione con i dirigenti del British Liaison Unit si è fatto presente il desiderio dei
marinai di conservare l’elmetto italiano sia per ragioni affettive sia per considerazioni di forma
e di resistenza. E’ stato assicurato che la proposta sarebbe stata avviata oggi alla M.M.I.A., ap-
poggiandola. Si ignora, né è possibile sapere per ragioni di opportunità trattandosi di conversa-
zioni confidenziali, se la proposta finirà col riflettersi sull’intera divisione [Gruppo di Combat-
timento Folgore] o riguarderà il solo S. Marco. In quest’ultimo caso occorrerà presumibilmente
che sia la Marina a fornire 3000 elmetti col trofeo regolamentare (Tav. 73 del Regolamento
sulle divise) verniciati in kaki chiaro e opacizzati a sabbia.
Il Rgt. potrà a suo tempo reintegrare la Marina di circa 2000 elmetti dei quali alcuni mal-
conci.
Si fa presente che si ritiene la questione abbia una certa importanza psicologica. Si prega
voler comunicare se V.E. approva o meno l’iniziativa e qualora essa incontri l’approvazione si
prega di voler appoggiare presso le Autorità centrali italiane e alleate». 458
La proposta venne giudicata favorevolmente, tanto che nelle successive settimane venne
predisposto a Taranto il ricondizionamento di circa 1.000 esemplari presenti, in attesa di quelli
rimanenti, provenienti dal deposito del reggimento. In assenza di ulteriori comunicazioni si
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desume che per tutta la successiva campagna d’Italia, i marò avessero come dotazione princi-
pale sempre e comunque il tradizionale modello 33.
Discorso infine diverso per le formazioni partigiane. Partendo da una situazione non normata
e senza specifiche strutture amministrative o di commissariato, l’utilizzo di copricapi metallici
era sviluppato in maniera quasi individuale. In questo modo vennero impiegati tutti i modelli
a disposizione, sia di fattura nazionale sia estera. Ad essi vennero sovente applicate insegne
di reparto o di grado senza un criterio univoco, ma piuttosto recuperando le proprie singole
tradizioni e gerarchie, che potevano essere militari oppure partitiche. Ecco quindi spiegato il
ritrovamento di stelle rosse indicanti credo politico oppure insegna gerarchica.
456 ACS, Min. dell’Aeronautica, Gabinetto, 1941, b. 151, ff. vari; 1942, b. 114, ff. vari.
457 AUSMM, S. Marco, b. 1, f. 10, 1944-145, resoconti vari.
458 AUSMM, S. Marco, b. 1, f. 10, 1944-145, foglio del 3823 del 9/12/1944 di Foscari.
459 AUSMM, S. Marco, b. 1, f. 3, foglio SM/44089/5 del 20/9/1944 dello Stato Maggiore.