Page 277 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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GUERRA FREDDA                                         277


               (argento e nero) durò solo pochi mesi, facendo sopravvivere a partire dal gennaio del 1948 solo
               quello scuro, salvo piccole varianti. 463
                  Come verrà approfondito nei paragrafi dedicati alle singole Forze Armate, nel 1959 venne
               poi introdotta la classificazione interforze. L’Esercito (e i Carabinieri) codificarono quindi le
               precedenti tenute con l’elmetto in uniforme: per servizi armati ordinari invernale o estiva (S.A.I
               e S.A.E. 1); per servizi armati speciali invernale o estive (S.A.I. e S.A.E. 2); per servizi armati
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               di parata e d’onore invernale o estiva (S.A.I. e S.A.E. 3).  Ulteriori modifiche avvennero nel
               1967, quando tra l’altro vennero modificate le uniformi da combattimento invernale o estiva
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               (Co.I. e Co.E),  con l’elmetto al seguito.
                  In questo contesto, l’unica importante variante per il nuovo 33 fu la ripittura delle compo-
               nenti metalliche, prevalentemente esterne, di una nuova tonalità cachi-nocciola, che meglio
               rispondesse alla cromia delle uniformi di derivazione britannica, ormai in uso presso l’Esercito
               post 1946. Il problema principale, al momento della nascita della Repubblica, fu piuttosto la
               necessità di adeguare la fregistica, abbandonando tutti i precedenti retaggi monarchici. Se bi-
               sognerà attendere ancora alcuni mesi per la definizione della nuova insegna dei generali, già
               all’indomani dell’esito del referendum istituzionale venne con rapidità introdotto l’uso di fiam-
               me, tipiche fino ad allora dell’artiglieria e del genio, anche per l’arma di fanteria o per alcuni
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               corpi tecnici e dei servizi. Pari discorso vale per le croci sabaude,  le corone o i monogrammi
               reali, che vennero del tutto aboliti, lasciando al loro posto le relative basi circolari delle granate
               vuote. In linea con la nuova veste repubblicana iniziarono a essere disegnate nuove corone,
               questa volta turrite. Quando anche i generali ebbero il loro nuovo fregio, in realtà non troppo
               differente nel tema da quello precedente, esso aveva come novità il monogramma RI (Repub-
               blica italiana) nello scudo pettorale della nuova aquila, che aveva perso la corona, ma aveva
               guadagnato l’avvolgimento di due serti di quercia.

                  Vita breve ebbero i ripristinati pennacchi d’aigrette da comandante, adottati per la prima
               volta dall’Armata sarda ormai cento anni prima. Reintrodotti con il Foglio d’ordini del 15 luglio
               1948 (nota n. 2, dispensa 1),  già venivano aboliti con pari dispositivo del 31 luglio successivo
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               (nota n. 12, dispensa n. 2). 468


















               463 S. Ales-A. Viotti, Struttura, uniformi e distintivi dell’Esercito italiano 1946-1970, op. cit., tomo II, p. 96.
               464 Foglio d’ordini del 31/1/1959 (nota n. 7, dispensa n. 2, Ufficio del Segretario Generale).
               465 Circolare n.8/223.43 del 15/12/1967 dell’Ufficio regolamenti del III reparto di SME.
               466 Nonostante la normativa avesse abolito le croci, relative alle scuole e al fuori corpo, alcune fotografie de-
                   gli anni Cinquanta ne evidenziano invece ancora l’uso anche sugli elmetti: http://miles.forumcommunity.
                   net/?t=37293600
               467 Circolare n. 110350/1 del 10/7/1948 dell’ufficio del Segretario Generale, Ministero della Difesa-Esercito.
               468 S. Ales-A. Viotti, Struttura, uniformi e distintivi dell’Esercito italiano 1946-1970, op. cit., tomo I, pp. 276,
                   444.
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