Page 198 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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5.7. Significative permanenze
I castelli di Federico II, in virtù della loro magnifica edi-
ficazione e solidissima struttura, molto raramente finirono
distrutti dagli eventi naturali, per lo più sismi di eccezionale
magnitudo, e ancora più raramente vennero demoliti. La sor-
te comune alla stragrande maggioranza dei più importanti fu
la progressiva riqualificazione, ovvero un costante adattamen-
to architettonico per renderli idonei a sostenere l’investimento
delle più evolute armi. Quando queste, con l’avvento della pol-
vere pirica, divennero devastanti, i castelli finirono inglobati
in poderose cerchie bastionate, assumendo da quel momento
la funzione di ridotto di estrema resistenza, altrimenti noto
come mastio, all’interno di una grandiosa piazzaforte. In altri
casi, riguardanti in genere i castelli di minore rilevanza tattica,
finirono alla meno peggio trasformati in residenze private, a
volte sempre più degradate e sempre più fatiscenti, che dell’an-
tica nobiltà conservano labilissime tracce difficili da scorgere.
Quando, infine, all’irrilevanza ubicativa si unì l’adiacenza ad
abitati in fase di rapido sviluppo, non di rado divennero como-
de cave di pietre alle quali attingere senza ritegno.
Di tutte queste sorti è interessante fornire un sia pur
brevissimo repertorio, una sorta di campionario di quanto
accadde ai castelli federiciani nei secoli successivi al loro fon-
datore, e come si possono ancora ravvisare nelle loro linee
peculiari ai nostri giorni.
Castello di Augusta
Formata in Sicilia una sua marina da guerra intorno al
1221, Federico II ritenne necessario fornirle un’adeguata
base navale: la scelta cadde sull’ampia baia poco più a nord
di Siracusa. La validità del sito e la sua ubicazione baricentri-
ca nel Mediterraneo centrale, le fecero meritare oltre all’im-
mediato avvio dei lavori, anche la definizione di Augusta.
La progettazione della fortificazione che avrebbe dovuto di-
fenderla fu affidata a Riccardo da Lentini, per cui alla metà
degli anni ‘30, fu eretto con la proverbiale solerzia un enne-
simo castello, il tipico blocco quadrato con torri quadrate
ai vertici e corte centrale quadrata. Per meglio difenderlo
si inserirono al centro delle cortine senza vani d’accesso,
due semi-torri rettangolari in posizione rompitratta, e nella
cortina principale, una torre semi-ottagona. Notevolissime,
proprio per l’indovinato connubio di sito e destinazione, le
trasformazioni subite nei secoli successivi, ferma restando
soltanto la destinazione: attualmente è un quadrilatero di
circa 62 metri di lato, con tre torri quadrate ai vertici: due
intermedie e una poligonale.
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