Page 175 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
P. 175

Epilogo


             più accettabile che l’incertezza pericolosa della resistenza, allora il conflitto andrà
             spegnendosi quasi da sé.
                Nel tempo a disposizione, gli italiani avevano fatto qualche passo su questa stra-
             da. Pur con tutti i limiti tradizionali che i reparti militari italiani dovevano scontare
             –scarso addestramento, equipaggiamento mediocre, quadri poco esperti- i vertici
             del Regio Esercito in Jugoslavia erano riusciti ad imporre un proprio equilibrio nei
             rapporti di forza con i serbi e i croati che stava progressivamente dando buoni frutti.
                Ciò era vero soprattutto nei settori sloveno e montenegrino, dove l’alleanza con
             le forze anticomuniste, cui era demandato il controllo del territorio, aveva estinto
             l’attività dei partigiani nazionalisti e quasi debellato quella dei comunisti. Nella
             Croazia occupata la situazione era più complessa soprattutto a causa della presen-
             za delle autorità dello Stato Indipendente Croato. Nella Krajna e nel Sangiaccato,
             dove l’alleanza con i serbi aveva potuto essere consolidata, la situazione era simi-
             le a quella slovena e montenegrina; in Croazia i durissimi rastrellamenti condotti
             dalla Sassari e dalla Granatieri – e contestualmente dalla Cacciatori in Slovenia,
             avevano inflitto al movimento partigiano colpi molto più duri di quanto gli italiani
             stessi pensassero. Il quadro permaneva invece effettivamente preoccupante, a tratti
             drammatico, nella Dalmazia meridionale e nell’Erzegovina, dove la rete dei presidi
             italiani era isolata in mezzo ad una popolazione ostile, un territorio difficilissimo,
             ed un nemico sempre più numeroso e bene armato.
                Tale equilibrio precipitò, come si è detto, soprattutto per due cause, entrambe
             esterne: le notizie della disfatta africana e di quella russa, che colpirono il morale
             italiano e fecero intendere definitivamente che la guerra era perduta, e la decisione
             tedesca di lanciare le grandi operazioni congiunte, col duplice scopo di annientare i
             partigiani comunisti e disarmare i serbi alleati dagli italiani. La costruzione dell’oc-
             cupazione militare italiana, che pur confusamente aveva preso forma nei due anni
             precedenti, andò così in pezzi proprio alla vigilia dell’invasione della Penisola.























                                                                                  175
   170   171   172   173   174   175   176   177   178   179   180