Page 179 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Una guerra dimenticata?

                      el suo libro dedicato alle “guerre italiane” Giorgio Rochat afferma che la
                      guerra condotta nei Balcani dal Regio fra il 1941 e il 1943 è senz’altro la
             N meno presente nella memorialistica italiana del dopoguerra. Benché il nu-
             mero di testi sull’argomento sia un poco più consistente rispetto a quello sostenuto
                                                                            1
             dallo storico torinese, la sua osservazione può ritenersi del tutto esatta . La guerra
             nei Balcani ha costituito una fonte di ispirazione molto modesta per un genere,
             la memorialistica di guerra, che ha avuto in Italia una grande fortuna nei decenni
             successivi al conflitto. Le ragioni di questo scarso interesse possono essere molte.
                La prima è che quella condotta dagli italiani fu, in ultima istanza, una guerra
             perduta, e perduta contro un antagonista al quale non poteva essere attribuita la
             superiorità di mezzi con la quale in genere si spiegava nel dopo guerra la sconfitta
             italiana.
                In secondo luogo, gli italiani iniziarono la guerra nel 1941 come invasori ed
             alleati della Germania nazista, concludendola nel 1945 come alleati dei partigiani
             jugoslavi. Il fatto che quasi 40.000 soldati italiani , fra combattenti e non, avessero
             preso parte alla “guerra di liberazione jugoslava”, non era un argomento fra i più
             opportuni, soprattutto nell’Italia della Guerra Fredda, percorsa, tanto a destra quan-
             to a sinistra, da ricorrenti febbri jugoslavofobe.
                Il motivo principale, però, fu probabilmente nella natura stessa di quel conflitto.
             La guerra nei Balcani fu infatti una guerra contro-insurrezionale, il tipo che i mili-
             tari detestano più di ogni altro, e del quale raramente amano ricordare. La guerra di
             contro-insurrezione, o “controguerriglia”,  è infatti un genere di campagna che non
             giustifica medaglie e promozioni, che non dà gloria al vincitore e che fatalmente
             porta tutte le parti in lotta, nessuna esclusa, a combattersi con metodi inconfessabi-
             li. Alcuni autori l’hanno definita la “guerra sporca”, ma la definizione non esprime
             esattamente il nesso che lega, e al tempo stesso la distanza che separa, la contro-
             guerriglia dalla guerra convenzionale. Posto che non esistono guerre che non siano
             “sporche”, essa potrebbe essere definita piuttosto come la “guerra più sporca”.

                I libri di memorie che si sono soffermati sull’argomento dell’occupazione italia-
             na della Croazia e della Bosnia-Erzegovina occidentali non sono dunque numerosi;



             1  GIORGIO ROCHAT, Le guerre italiane. Dall’Impero alla disfatta. 1935-1943, Torino, Ei-
                naudi, 2005, p. 373.

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