Page 182 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            a mettere mano al settore balcanico per evitare che l’insuccesso italiano desse ai
            britannici l’occasione di porre piede saldamente nel continente.
               L’intero groviglio balcanico in ultima analisi era nato da lì, dalla pressione tede-
            sca sui governi bulgaro e jugoslavo per allinearsi con l’Asse in vista dell’offensiva
            contro al Grecia, e dal successivo caos seguito al colpo di stato jugoslavo del gene-
            rale Simovic e alla invasione tedesca.
               Ciano tuttavia sembra non rendersene conto nelle sue pagine, nelle quali guarda
            alla vicenda balcanica con un distacco ostentato quanto sconcertante:
                     “Riunione a Palazzo Venezia per estender l’occupazione a tutta la Cro-
                  azia. Sul piano militare è questione di forze: bisogna mandarcene mol-
                  te, perché a primavera, con le foglie che rendono impenetrabili i boschi,
                  spunterà anche una vera rivoluzione e, se prendiamo l’impegno di presi-
                  diare il Paese, dobbiamo essere in grado di mantenerlo al cento per cento.
                  Comunque questo non mi riguarda e non ho interloquito in merito” .
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               Dalle sue pagine quasi si percepisce come Ciano avesse già perduto ogni fiducia
            nella conclusione vittoriosa della guerra, nei Balcani e altrove. A parte occasionali
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            impennate di ottimismo, la situazione descritta è sempre meno felice .
                     “Bastianini traccia un quadro ultra pessimista della situazione croato-
                  dalmatica. Le nostre forze armate –tranne la Milizia- sono deplorevoli:
                  nessuna energia, nessuno spirito, solo un generale, diffuso antifascismo.
                  Prevede, per la primavera e l’estate, ore molto dure. Ma Bastianini è sem-
                  pre un po’ pessimista” .
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               Nell’estate del 1942, quando la situazione è ormai di guerra campale con i par-
            tigiani, Ciano è sempre più contrariato dal Governatore, le cui cupe previsioni non
            gli sembrano accompagnate da una vigorosa azione repressiva:

                     “Bastianini, che è corso a Roma, afferma che non esiste il minimo di
                  forze da opporre ai ribelli, sì che è da temere una loro occupazione della
                  Dalmazia. Anche nel fiumano c’è molto fermento. Ho parlato con Testa,
                  che è un uomo energico e che sa prendersi la responsabilità. Adesso Mus-
                  solini è furioso con lui, perché senza nemmeno una parvenza di processo,
                  ha impiccato cinque ribelli che ha trovato sul fatto e che avevano ancora
                  ai piedi le scarpe dei nostri soldati uccisi. Impiccagione a parte, che ef-


            5  Appunto del 18 dicembre 1941. G. CIANO, Diario, cit., p. 568.
            6  “Ho ricevuto Roatta in visita di congedo. […] È contento del suo nuovo comando in Croa-
               zia: in primavera avrà molto da menare le mani. Roatta non è simpatico, ma è il generale più
               intelligente ch’io conosca”. Appunto del 22 gennaio 1942. CIANO G., Diario, cit., p. 582.
            7  Appunto del 15 marzo 1942. G. CIANO, Diario, cit., pp. 600-601.

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