Page 181 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Memoria dell’occupazione
italiani, fa pochi accenni, perlopiù dedicati alla sua azione a favore degli ebrei in
fuga dalla Croazia, che gli fruttò il soprannome di “ebreo onorario”, e soprattutto la
malafede dei croati di Zagabria. Della controguerriglia, non una parola.
In realtà la posizione di Bastianini sulla questione ebraica fu da principio assai
più interlocutoria di quanto egli non dica nelle sue memorie, ed almeno in un caso,
nel 1941, egli ordinò di respingere gli ebrei che cercavano di entrare nella provin-
cia di Spalato. Solo più tardi, forse in seguito ai racconti sui massacri compiuti in
Croazia, forse all’interno di un disegno politico di generale ostruzionismo verso le
politiche croato-tedesche, la sua politica cambiò. Le ragioni che spinsero Mussoli-
ni, che certo non poteva ignorare la condotta del suo governatore, a sceglierlo per
guidare la politica estera italiana nel momento peggiore della guerra nella metà del
1943, sono tutt’ora oggetto di illazioni.
Bastianini del resto era stato scelto per l’incarico di Governatore proprio per
le sue doti di accortezza e per la sua fede fascista. A sceglierlo, ancora una volta,
non era stato il ministro degli Esteri Ciano, che sulle conquiste europee dell’Italia
pretendeva una sorta di alta supervisione, ma lo stesso Mussolini. Nel suo Diario,
tuttavia, il “generissimo” si dichiara soddisfatto della scelta: “Bastianini va gover-
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natore i Dalmazia. È prudente, onesto, fedele” . In seguito cambierà opinione.
Il Diario di Ciano è un documento piuttosto particolare, sulla natura del quale è
utile spendere alcune righe per precisare quale sia la prospettiva dalla quale quelle
pagine guardano sugli affari balcanici e croati in particolare. Scritto nel periodo
della sua permanenza nella carica di ministro degli Esteri, esso riporta giorno per
giorno i colloqui, le impressioni e le notizie che scandivano la quotidianità lavora-
tiva di uno dei massimi gerarchi del fascismo .
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Ciano venne condannato a morte nel “Processo di Verona” del gennaio 1944 e
ucciso prima di avere modo di rivedere le sue pagine, le quali quindi conservano
una certa spontaneità, almeno nei limiti nei quali un diario possa essere spontaneo.
È molto probabile che nel periodo intercorso fra la rimozione da ministro,
maggio 1943, ed il suo tentativo di fuga dall’Italia, settembre, egli abbia risistema-
to i suoi appunti, estratto alcune cose, rettificato altre, ma non ebbe materialmente
il tempo di farne un corpus organico.
La cifra del Diario è più o meno costantemente quella di una critica alla Germa-
nia, alla sua sordità alle esigenze dell’alleato italiano e, soprattutto, alla sua politica
di ingerenza nei Balcani. È un fatto tuttavia che proprio la dabbenaggine di Ciano
avesse aperto ai tedeschi le porte dell’Europa meridionale, quando la maldestra in-
vasione italiana della Grecia, da lui voluta e “organizzata”, aveva spinto i tedeschi
3 Appunto del 20 maggio 1941. G. CIANO, Diario, cit., p. 515.
4 Sulla attendibilità e parzialità del Diario, cfr. F. FOCARDI, Il cattivo tedesco e il bravo ita-
liano, cit., pp. 78-80.
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