Page 184 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            campo di Jasenovac, teatro della morte di decine di migliaia di vittime del regime di
            Pavelic . “Montanelli visitò effettivamente il campo assieme ad una delegazione di
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            giornalisti italiani accompagnati da Dido Kvaternik nel 1942, ma ben difficilmente
            il giornalista poté vedere più di quanto il governo croato aveva intenzione di mo-
            strare, ovvero un grottesco “villaggio Potëmkin” dove i prigionieri terrorizzati si
            sforzavano di simulare una forzata normalità.
               Solo nel 1944 un altro giornalista italiano appartenente a quella delegazione,
            Alfio Russo, scriverà nel suo Rivoluzione in Jugoslavia, che malgrado la tragica
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            messa in scena a loro beneficio, a Jasenovac la morte era nell’aria . In un libro-
            intervista degli ultimi anni il giornalista italiano fa un fugace accenno alla sua espe-
            rienza in Croazia, raccontando di aver intervistato il dittatore croato e di averne
            ricevuto risposte assai evasive a proposito dei massacri che erano sotto gli occhi di
            tutti,  e narrando l’episodio, forse autentico forse no, della propria cattura da parte
            dei partigiani nazionalisti serbi . Montanelli, che incontrerà e intervisterà nuova-
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            mente Pavelic in Sudamerica nel dopoguerra, non parlerà mai molto dei Balcani,
            dove vide con ogni probabilità molto più di quello che raccontò nei suoi articoli
            del tempo. In una intervista televisiva degli anni ’90, interrogato a proposito delle
            foibe, dichiarò:
                     “Posso dire questo: come testimone oculare io ho visto anche in Cro-
                  azia delle cose da parte degli italiani su cui è meglio… sorvolare. Perché
                  anche noi ne abbiamo commesse. Perché la guerra le comporta, questo è
                  fatale. Per cui, non facciamo tanto i moralisti”  .
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               A metà fra la letteratura surreale e il reportage giornalistico è invece Kaputt di
            Curzio Malparte,  un racconto del continente dilaniato dalla guerra, che l’autore
            rappresenta come un attacco alla civiltà europea portato dalla kultur tedesca, cor-
            rottasi in un robotizzato delirio di potere, .
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               Le pagine dedicate alla Croazia ruotano attorno alla figura del Poglavnik, del
            quale lo scrittore vedeva il volto effigiato sui manifesti in ogni villaggio del paese .
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            Incontrandolo di persona, lo scrittore non dà tuttavia del dittatore un quadro del
            tutto negativo, lo presenta piuttosto come un uomo che ha accettato per dovere il
            fardello di un potere sanguinoso. “Sono qui per garantire la  bontà e la giustizia”,


            11  SANDRO GERBI, RAFFAELE LIUCCI, Indro Montanelli, Una biografia (1909-2001), Mi-
               lano, Hoepli, 2014, pp. 140-142.
            12  A. RUSSO, Rivoluzione in Jugoslavia, Roma, De Luigi Editore, 1944, p. p. 89.
            13  INDRO MONTANELLI, Soltanto un giornalista, Milano, Rizzoli, 1999, pp. 96-97.
            14  Intervista al TG2 Dossier, 10 febbraio 1995.
            15  MALAPARTE CURZIO, Kaputt, Firenze, Vallecchi, 1947, pp. 417-429.
            16  “[…] i ritratti di Ante Pavelic mi fissavano dai muri con quei suoi occhi incastrati sotto la
               fronte bassa e dura”. Ivi, p. 419.

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