Page 159 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie 159
Naturalmente la civetta ha buonissime ragioni per essere qui: se il mate-
matico/filosofo Ludwig Wittgenstein afferma che il linguaggio è l’Essere,
allora ogni parola è un frammento del Tutto e l’interpretazione va cercata
lì.
Malus Augellus, la civetta, eccolo il simbolo nello stemma dei Malo-
cello.
Dovremmo ipotizzare che si sia partiti proprio dalla civetta oppure
preesisteva un nome, un’astrazione, un suono che era in assonanza con
il malus augellus e proprio a ragione di questa contiguità si optò per quel
custode della notte? Comunque sia andata, la civetta scruta lontano e la
sua capacità di penetrare la notte (in questo caso gli orizzonti) è stupefa-
cente. Simbolicamente, possiamo affermare, la scelta fu azzeccata perché
scrutare gli orizzonti (ma senza dubbio anche l’orizzonte interiore oltre che
quello fisico) fu l’attività di Lanzarotto Malocello. Se la notte è di per sé
paura, angoscia per l’incapacità di possedere quel sereno, quello stato di
quiete (per lo più) che è in noi di giorno, e dunque di muoverci agevolmen-
te e di concepire pensieri senza smottamenti, la civetta è il faro ovvero la
luminaria che in situazioni sfavorevoli, nelle avversità, verrà in nostro soc-
corso. Ma se, come sappiamo, nel nome c’è il destino, ecco che Malocello
interiorizzando il simbolo scrutava agevolmente quell’oltre anche notturno
che era fatto di orizzonti e di “orizzonte”.
Lui era una civetta. Quale grande protezione per se stesso essere nel
nome! Forse vi avrà ragionato sopra e se già altri della sua famiglia s’erano
impegnati sul mare (è il caso già citato di Giacomo Malocello che fu am-
miraglio della flotta genovese alla battaglia dell’Isola del Giglio nel 1241),
certo è che quell’oltre da noi più volte sottolineato fu ragione di vita. Ecco
che quella distinzione tra orizzonti e orizzonte ci pare possa avere forza e
credibilità.

