Page 295 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie                                              295



               a far coincidere i due luoghi. Un quesito, a questo punto, ci assale. Metafi-
               sicamente – ne erano passati di secoli dallo spirito greco, dal Mondo delle
               Idee, e poi dalla Rivelazione e ancora i padri della Chiesa, Sant’Agostino e
               Sant’Anselmo e la sua prova ontologica – aveva un senso la geografia e le
               relative invenzioni, diremmo in piano, qui, tra gli uomini?
                  Che  posto  aveva,  metafisicamente,  l’oltre?  Ma  il  Paradiso  non  era
               “staccato” dalla Terra, dalle vicende terrene? Dunque, oltre le Colonne
               d’Ercole v’era la Metafisica? E guardare verso i confini della conoscenza,
               le Colonne d’Ercole, non era comunque un guardare in orizzontale e non
               per l’alto? Per l’alto dei cieli? Ecco che allora l’invenzione dantesca era
               sempre “ancorata” alla Terra e il Paradiso era per l’appunto terrestre, trat-
               tavasi di una montagna, infatti, e sui fianchi di essa era il Purgatorio.
                  Ma il Paradiso –il ricongiungimento con il Padre – non era per se stesso
               già affare staccato dalle vicende umane? Ed era sufficiente un oltre, oltre
               orizzontale? Vero è che poi la montagna la decretava comunque l’ascen-
               sione. Ma naturalmente l’invenzione chiede un aggancio con la scena del
               mondo e d’altra parte Ulisse è uno di noi, è l’uomo che assetato di cono-
               scenza vìola i limiti proprio per andare a vedere come realmente stanno le
               cose oltre l’oltre.
                  “O frati, dissi che per cento milia/perigli siete giunti a l’occidente,/
               a questa tanto picciola vigilia/ di nostri sensi ch’è del rimanente,/ non
               vogliate negar l’esperienza,/ di retro al sol, del mondo sanza gente./Consi-
               derate la vostra semenza:/fatti non foste a viver come bruti,/ma per seguir
               virtute e conoscenza/.”
                  Il divieto infranto ha naturalmente anche dimora biblica con l’evento a
               tre: donna, uomo, serpente. Dio, dunque, a constatare la fragilità della ma-
               teria (“Ora noi crediamo che tu sia qualche cosa di cui nulla può pensarsi
               più grande” - dirà Anselmo d’Aosta nel Proslogion) ma già a noi viene un
               limite (di continuo un limite) a parlare di Dio, a donargli qualità: Dio fa,
               Dio dispone, Dio giudica.
                  Vero è che ci si muove sempre nello stesso scenario dell’inconsistenza
               pur tra figure audaci ovvero tra l’esilità dei nostri tentativi e la nostra con-
               sapevolezza di Dio (nascosto?). Da queste tenui considerazioni, ecco che
               ancora una volta si finirà nella ininterrotta interpretazione dei fatti lungo i
               sentieri della Storia ma alla fine di ogni costruzione, più o meno fantastica,
               si rimarrà sempre al cospetto del silenzio – unica forma ove pare possibile
               cogliere l’Assoluto – e in questa dimensione, ancora una volta, non vi sarà
               che da indirizzare lo sguardo tra l’orizzontale e il verticale, tra le nostre
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