Page 311 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
P. 311

dall’Italia alle Canarie                                              311



               giunge al Boezio del De consolatione philosophiae – l’intento è di allestire
               una sorta di rifugio spirituale costruendo un luogo mentale dove trovare ri-
               paro dopo la constatazione della vita e le delusioni che se ne sono ricavate.
                  Cosa rimane all’uomo come possibilità di accogliere la propria condi-
               zione? Ecco che Petrarca osservando due diversi comportamenti dell’uo-
               mo, quello quotidianamente occupato, in un certo senso attivo, e l’altro a
               distinguersi al contrario nella solitudine, ebbene, non che la vita di quest’ul-
               timo risulti inoperosa, specialmente se in quel suo luogo scelto, quello del-
               la solitudine appunto, vi sia spazio per la lettura, la devozione e non ultima
               quella sana conversazione con gli amici che solleva grazie al logos, al
               ricordo, al tener viva la Memoria. Quello che emerge da quest’opera è un
               intento eminentemente morale. Dopo la fase per così dire classicista, con-
               traddistinta da opere come Africa, De viris illustribus, ecco dunque l’idea
               d’una quiete appartata, lontano il Poeta dal chiasso del mondo, dalle beghe
               e intento soltanto, grazie allo studio, a migliorare la propria interiorità.
                  Ecco, da un passo di quest’opera, il proponimento/caposaldo della ri-
               cerca del Poeta:
                  “Mittere retro memoriam, serque omnia secula et per omnes terras ani-
               mo vagari; versari passim et colloqui cum omnibus, qui fuerunt gloriosi
               viri; atqueita presentes malorum omnium opifices oblivisci, nonnunquam
               et teipsum, et supra se elevatum animuminferre rebus ethereis, meditari
               quid  illic agitur  et meditatione  desiderium  infiammare…Qui,  quod  ine-
               sperti non intelligunt, non ultimussolitarie vite fructus est. Inter hec,ut no-
               tiora non sileam, et lectioni dare operam et scripture, legere quod scripse-
               runt primi, scrivere quod legannt ultimi, et beneficii literarum a maioribus
               accepti, qua in illos non possumus, in posteros saltem gratum ac memorem
               animum habere, in eos quoque qua possumus non ingratum, sed nomina
               illorum vel ignota vulgare, vel obsolefacta renovare, vel senio obruta erure
               et ad pronepotum populus veneranda transmittere; illos sub pectore, illos
               ut dulce aliquid in ore gestare, denique modis omnibus amando, memoran-
               do, celebrando, si non parem, certe debitam meritis referre gratiam.” (De
               vita solitaria, I, 6).

                  “Fare andare indietro nel tempo la memoria e vagare con l’animo per
               tutte le terre, per tutti i secoli, incontrarsi qua e là e parlare con tutti coloro
               che furono uomini illustri, e, dimenticare così i presenti artefici di tutti i
               nostri mali, e talvolta anche te stesso, e spingere l’animo, innalzandolo so-
               pra se stesso, fra le cose celesti, meditare su ciò che accade lassù, e rendere
   306   307   308   309   310   311   312   313   314   315   316