Page 95 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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               ed hanno avuto come primi estimatori i pontefici, i regnanti e i nobili. In
               breve hanno raggiunto un Granducato, o Roma o una città di mare e lì si
               sono messi seriamente al lavoro cercando di porre in utile quello studio ap-
               passionato, spesso a lume di candela, in cui ancora non si vedeva l’aspetto
               pratico e il disegno aveva a che fare più con l’arte che con la strategia di
               difesa e offesa.
                  Ad una città di mare non si dichiara guerra, si compare nel golfo e
               l’esposizione variopinta di galee è già un mostrare la propria forza. Certa-
               mente si saranno avute già delle avvisaglie nei possedimenti lontani ma,
               come si dice, la guerra si dovrà portare a casa. E a quel punto anche la
               melodia del mare farà la sua parte, naturalmente come sottofondo.
                  Una delle manifestazioni più evidenti di “diversità” rispetto alle altre
               città italiane del XIII secolo, Genova la mostra nei confronti dell’impera-
               tore Federico II. Sia detto subito, se non altro per giustizia storica, che il
               figlio di Costanza d’Altavilla e di Enrico VI fu, per molti “il primo spirito
               moderno”, “un uomo nato troppo presto, in anticipo sui tempi”, “l’iniziato-
               re dello Stato moderno”. Dunque, da queste precise affermazioni, a propo-
               sito di Federico II, il comportamento di Genova nel corso del XIII secolo
               fu quanto meno spavaldo. Spavaldo ma anche rispettoso della propria na-
               tura. Spavaldo, comunque, potrebbe interpretarsi anche in senso negativo e
               allora non saremmo nel giusto: chi ha il mare dinnanzi ha tanti orizzonti da
               scoprire giorno per giorno e lascia così ai suoi cittadini migliori il ricamare
               il proprio destino.
                  Ciò che ha sempre voluto ribadire Genova è stato il sentimento di liber-
               tà, ovvero il mantenimento della sua autonomia poiché città di orizzonti e
               dunque costruttrice di destini in mare aperto.
                  Il mare dinnanzi, l’orgoglio, lo spirito di sacrificio e di avventura, il
               senso del commercio non avrebbero mai potuto costringerla ad un “muta-
               mento di rotta” come poteva accadere con interferenze straniere: Genova
               per sua stessa natura guardava oltre, doveva farlo proprio per scrivere essa
               stessa la sua storia. Da tutte queste qualità ecco dunque l’atteggiamento
               di rispetto nei confronti di Federico II senza mai rinunciare però a quanto
               acquisito su mari e per terra: quello statuto di libertà conquistato durante i
               secoli non poteva in alcun modo venire intaccato.
                  Le città di mare fondano la loro storia sulla melodia delle onde e soltan-
               to a quel suono esse debbono rispondere. È quella melodia che modella lo
               stato d’animo, che fa ripiegare in se stessi promuovendo così malinconia
               o saggezza; è quella melodia che forgia l’ingegno per l’allestimento di
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