Page 44 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Adolfo Omodeo sul Piave il 15 giugno 1918  XLIII


                                                   fermato a stento nella mattinata, ma che
                                                   riprende verso sera e supera la resistenza
                                                   della 3  compagnia del 267° e dei supersti-
                                                        a
                                                   ti della 9  compagnia del 268°. Cadono il
                                                          a
                                                   ten. Giovanni Giara di Vicenza del 267° e
                                                   il capitano Manlio Kallah di Como, deci-
                                                   ne sono i feriti e un centinaio i prigionieri
                                                   poiché gli ungheresi riescono a occupare
                                                   il camminamento n° 14, Casa Armellini
                                                   e Casa Pastore. Durante la notte gli ita-
                                                   liani cercano di rafforzare un’altra linea di
                                                   contenimento e infatti il 17 è il giorno in
                                                   cui si frange l’ultimo urto nemico, ma a
                                                   prezzo di molte perdite. Cadono il sotto-
                                                   tenente Michele Corrado di Trani, il mag-
                                                   giore Abdon Sibaud comandante del II
            La cappelletta di Candelù dedicata all’impresa   battaglione del 268°, il capitano Leonardo
            della brigata Caserta che contenne verso nord lo   Orsatti di Fara San Martino e il tenente
            sfondamento.
                                                   Cesare Rizzardini di Legnago.
               Gli ungheresi buttano nella caldiera tutte le riserve di granate, di proiettili, di
            mitragliatrici e di bombe per passare la Piavesella ed entrare a Candelù. Ce la fanno.
            Entrano in paese e combattono tra i ruderi. Il tenente colonnello Ernesto Paselli, co-
            mandante del 267°, raccoglie i pochi superstiti e li porta al contrattacco. Ha 43 anni,
            è di Milano ed è un veterano avendo comandato anche un battaglione alpini, e chi
            ha comandato gli alpini sa come conquistarsi l’ascendente morale sui combattenti. È
            infatti alla testa dei suoi con la pistola in pugno quando viene colpito in pieno dalle
            schegge di una bomba a mano lanciatagli da un ufficiale ungherese. Con lui cadono
            i sottotenenti Pietro Bernardini di Fucecchio e Guido Landucci di Lucca, mentre il
            tenente Benvenuto Pagliacci morirà il giorno dopo per le ferite, ma i resti del 267°
            Caserta riescono a fermare gli attaccanti tra le case con atti di eroismo che meriteran-
            no una citazione nel Bollettino di Guerra, la medaglia d’argento alla Bandiera e la
            medaglia d’oro per il tenente colonnello Paselli.
               Sulla parete nord di Casa Pozzobon, in località «Parabae» (Parapalle), una lapide ri-
            corda oggi il sacrificio del sottotenente osservatore d’artiglieria Spartaco Lantini caduto
            il giorno 15 all’inizio della Battaglia del Solstizio, era del 44° reggimento artiglieria da
            campagna e aveva 18 anni. Cadde dopo sette ore di lotta accanita, contrattaccando di
            sua iniziativa, alla testa di un manipolo di arditi e di artiglieri da lui raccolto, il nemico
            che ostinatamente tentava forzare la nostra terza linea.
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