Page 42 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Adolfo Omodeo sul Piave il 15 giugno 1918 XLI
gnia del 267° che era di riserva dietro l’argine regio. Essa riesce a passare senza gravi
perdite sotto il tiro di sbarramento e ad arrivare sulla trincea del raddoppio di Casa
Zonta dove si trova il comandante del I/268°, il maggiore Giuseppe Di Lenna, che dà
a
ordine alla sua 3 compagnia di andare con la 4 al contrattacco, in collegamento con
a
la Veneto, per riprendere la prima linea che aveva consentito agli ungheresi di avere
una precaria testa di ponte in grado di accogliere i rinforzi che continuavano a passare
il fiume. Tuttavia per gli austro ungheresi era vitale ampliare appunto questa testa di
ponte in profondità, in modo che i rincalzi non si ammassassero sulla prima linea
italiana. Ormai sono interi battaglioni che hanno passato il greto e le mitragliatrici
che si portano dietro sono diverse decine. Ogni battaglione austriaco (1.200 uomini)
aveva infatti 36 mitragliatrici, mentre quello italiano (1.000 uomini) ne aveva 14.
La pressione verso Candelù obbliga gli italiani del III/268° ad arretrare o ad essere
circondati in quanto non hanno la potenza di fuoco delle armi automatiche in grado
di trattenere gli ungheresi. Le squadre d’assalto avanzano tra i due argini, seguite dai
mitraglieri e dai fucilieri, occupano il Fortino Triangolare e quello Maioli; i testimoni
scriveranno che essi misero alcune mitragliatrici sugli alberi, ma si trattò più facil-
mente della grande perizia dei mitraglieri nell’individuare le più efficaci posizioni
di tiro nei confronti delle mitragliatrici italiane che, pesanti, non erano facilmente
manovrabili e trasportabili, per cui, una volta individuate, venivano controbattute
da tre o quattro Schwarzlose e messe a tacere. Il III battaglione del 268° è in parte
circondato e catturato, ma il I/267° del maggiore Bianchi riesce a fermare l’irruzio-
Una casa colonica a Candelù trasformata in caposaldo di mitragliatrici e cannoni.