Page 37 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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XXXVI Momenti della vita di guerra
in modo più incisivo che non attraverso il farraginoso Partito d’Azione. Proferisce parole
molto dure contro Casa Savoia «una monarchia avvilitasi ad un punto in cui non giunse-
ro Ferdinando II e Francesco II». A gennaio a Bari prende parte al Primo congresso dei
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Comitati di Liberazione. Il 22 aprile è nominato ministro della Educazione Nazionale (dal
29 maggio il dicastero si chiamerà della Pubblica Istruzione) nel II governo Badoglio in cui
figura come ministro senza portafoglio anche Benedetto Croce. Il 13 maggio invia ai rettori
delle Università e ai capi d’Istituto di ogni ordine e grado delle scuole regie, una significativa
circolare sulla libertà d’insegnamento in cui, ancora una volta, sottolinea l’importanza della
libera educazione che «diede la vittoria [nella Grande Guerra] alle nostre bandiere». Il suo
incarico ministeriale termina l’8 giugno con la nomina del secondo governo Bonomi; suc-
cessivamente entra a far parte del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.
1945
Il 3 gennaio esce per i tipi dell’editore Gaetano Macchiaroli «L’Acropoli»: rivista di politica ideata
e diretta da Adolfo Omodeo. Per «staffilare la vigliaccheria» degli studenti napoletani che ma-
nifestano contro il richiamo alle armi, Omodeo, a ben 56 anni, chiede di essere richiamato in
servizio nell’esercito combattente. Così il 10 febbraio parte per Benevento e si unisce al Gruppo
di combattimento Mantova, 155° Reggimento d’Artiglieria, con il grado di capitano. Rientra a
Napoli ai primi di maggio in licenza e poi ottiene il congedo definitivo. Manifesta amarezza per i
dissensi politici con Benedetto Croce. Il 25 settembre entra a far parte della Consulta Nazionale
tra i rappresentanti del Partito d’Azione. Sul numero di ottobre de «L’Acropoli» scrive l’articolo
Per la creazione di una libera democrazia in cui critica la riorganizzazione dei partiti, giudicandola
rigida e settaria tale da limitare la libera personalità dei propri militanti.
1946
In occasione dell’apertura del processo ai gerarchi nazisti a Norimberga, nell’ambito di un
dibattito sulla possibilità di applicare la pena di morte, esprime il proprio pensiero in uno
dei suoi ultimi articoli su «Giustizia e Libertà» del 6 gennaio «Il mondo supera lo scrupolo
dei giuristi e processa a Norimberga i massacratori tedeschi, perché la coscienza avverte che,
se il capestro non vien passato sulla gola di Goering e compagni verrà completamente meno
la fede nel consorzio umano». A febbraio ritorna finalmente a Napoli il figlio Pietro, per
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Omodeo è come un enorme macigno che gli viene tolto dal petto. Interviene alla Consulta
Nazionale nel dibattito sulla nuova legge elettorale. Si dichiara contrario al sistema pro-
porzionale puro, propone invece la reintroduzione del voto aggiunto già sperimentato nel
1919, che consente all’elettore di «aggiungere non più di un nome di un’altra lista». Pur
consapevole delle difficoltà e degli inconvenienti anche notevoli che può presentare, questo
sistema ha però il vantaggio di obbligare i partiti a misurarsi con l’opinione pubblica: «Se
impediamo al Paese di controllare gli uomini, di sceglierli e di classificarli per mezzo di ele-
zioni, noi creiamo una specie di frattura, un diaframma tra il Paese e il cittadino, asserviamo
al libito di oligarchie la vita del Paese». È contro l’obbligatorietà del voto e ne sostiene il
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valore in quanto spontaneo atto di coscienza.
Adolfo Omodeo muore nella sua casa di Napoli il 28 aprile, dopo due mesi di malattia,
per un’epatite. 46
Roberto Guerri