Page 124 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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122 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
MAURIZIO GONZAGA FERRANTE, MARCHESE DEL VODICE
Venezia, 1861 – Roma, 1938
Nato nella Venezia ancora asburgica da una famiglia di antica nobiltà, a diciassette anni si iscrisse alla Scuola Militare di Modena,
da dove uscì sottotenente di fanteria. Da quel momento percorse una straordinaria carriera militare contraddistinta da due Medaglie
d’Oro, tre d’Argento, due di Bronzo oltre a numerose altre onorificenze. Capitano, nel 1889, entrò nella Scuola di Guerra a Torino
per poi accedere al Corpo di Stato Maggiore e divenire, sempre nella stessa scuola diretta dai generali Zuccari e Segato, docente
di strategia nel 1905 con il grado di tenente colonnello. Successivamente fu inviato a Genova presso il Comando del IV Corpo
d’Armata agli ordini di Luigi Cadorna. Combatté nella guerra di Libia dove dimostrò notevoli capacità militari e politiche, tanto
che fu nominato, ad interim, vicegovernatore della Cirenaica. Rientrato in Italia, all’apertura delle ostilità con l’Austria-Ungheria gli
fu affidato in un primo momento il coordinamento delle truppe da inviare al fronte nel II Corpo d’Armata e in questo incarico
si mostrò eccellente organizzatore. Fu tuttavia sulla linea del fuoco che Gonzaga mostrò le sue straordinarie qualità di combattente
valoroso e di guida esemplare dei suoi uomini. Dopo aver condotto, nel luglio 1916, la 9^ Divisione alla conquista del Monte Ci-
mone, ebbe la sua prima Medaglia d’Argento e l’anno successivo a maggio fu inviato con la 53^ Divisione per tentare la conquista
del Monte Vodice, un caposaldo austriaco fortemente presidiato a nord-est di Gorizia. L’obiettivo fu brillantemente raggiunto
anche grazie al suo esempio e al suo incitamento. Gonzaga si mantenne continuamente a stretto contatto con le truppe di prima
linea e legò per sempre il suo nome a questo monte. Nel corso di sette giorni di aspra lotta e di ripetuti e violenti contrattacchi
austriaci, la posizione rimase sotto il controllo delle truppe italiane. Per questa impresa ottenne la prima Medaglia d’Oro. Le
perdite della Divisione, oltre 200 ufficiali e 5000 uomini di truppa, testimoniarono la durezza del combattimento. Ferrante Gonzaga
ebbe la seconda Medaglia d’Oro nel momento più difficile per l’Esercito Italiano durante la ritirata di Caporetto, quando il 25 ot-
tobre 1917 con la sua Divisione cercò di sbarrare il passo agli austro-tedeschi che dal valico di Stupizza si apprestavano a scendere
nella piana udinese. Gravemente ferito da una granata al ginocchio e alla mano, fu portato a Udine da dove riuscì a fuggire prima
dell’arrivo delle truppe nemiche. Dopo una lunga convalescenza, ritornato al fronte partecipò alla battaglia decisiva di Vittorio
Veneto e, nello scontro del Monte Valbella, alla guida della 14^ Divisione, ottenne la sua terza Medaglia d’Argento. Nel dopoguerra,
ormai in ausiliaria, fu nominato nel 1925 comandante della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e nel gennaio 1933, in
ricordo della memorabile impresa del maggio 1917, ai suoi già numerosi titoli nobiliari, aggiunse quello di marchese del Vodice.
Chiese di essere seppellito, alla sua morte, nel mausoleo che aveva fatto costruire sulla vetta di quel monte tanto conteso in guerra
e dove rimase inumato fino al 1940.
MONTE VODICE, 12 MAGGIO - 5 GIUGNO 1917, DECIMA OFFENSIVA DELL’ISONZO
La conquista del Vodice al suono delle fanfare
Straordinaria tempra di soldato e di combattente, è immortalato anche da un episodio tramandato per più di cento anni, ma
che forse è solo una leggenda. Si racconta infatti che nella notte del 24 ottobre 1917, la tragica notte di Caporetto, il generale
Gonzaga fosse in ricognizione con alcuni cavalleggeri in Val Natisone, lungo il corso del fiume omonimo, zona già occupata
dagli austro - tedeschi. Qui il drappello italiano fu assalito e per lo scoppio di una granata, il generale perse tre dita della
mano sinistra. Senza scomporsi il prode comandante si chinò, raccolse le dita cadute a terra per avvolgerle in una pezzuola
e disse ai presenti: «Non voglio lasciare nulla al nemico!».
L’epopea del Vodice si sviluppò nel corso della decima offensiva dell’Isonzo. Per conquistare il caposaldo austriaco fu organizzata
la 53^ Divisione, che assunse le dimensioni e le caratteristiche di un piccolo corpo d’armata: reparti di fanteria, di bersaglieri, di
alpini furono i protagonisti dei ripetuti assalti contro il poderoso sistema trincerato nemico. Nel corso di furiosi attacchi e con-
trattacchi il generale Gonzaga, sempre a contatto con i suoi soldati, per sostenerne il morale, il 25 maggio 1917 fece giungere
sulla linea del fuoco la banda della Divisione per accompagnare con musica e fanfare l’assalto verso la vetta del monte che alla
fine fu conquistato e rimase da allora sotto il controllo delle forze italiane. Il superamento di questa fondamentale posizione
della linea difensiva austriaca permise nel successivo mese di agosto la conquista dell’Altopiano della Bainsizza.