Page 128 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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126                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            ALTOPIANO DI ASIAGO 10 - 25 GIUGNO 1917, LA BATTAGLIA DELL’ORTIGARA

            Quello non era tiro d’artiglieria. Era l’inferno che si era scatenato

            Progettata dal Comando supremo italiano già per l’autunno del 1916 e poi rinviata più volte per le cattive condizioni atmo-
            sferiche, la battaglia dell’Ortigara aveva come obiettivo quello di cacciare le forze austro ungariche dalle posizioni che avevano
            conquistato sull’Altopiano dei Sette Comuni nel corso della Strafexpedition e dalle quali minacciavano alle spalle le armate del
            Cadore, della Carnia e dell’Isonzo. Denominato in codice Azione K, dal 10 al 25 giugno 1917 fu il più grande combattimento
            in alta quota di tutta la guerra che vide impegnati 300.000 militari italiani e 100.000 austriaci dal 10 al 25 giugno 1917. L’attacco
            italiano si svolse per scardinare la linea difensiva nemica fortemente fortificata con postazioni di artiglieria e nidi di mitra-
            gliatrici lungo i caposaldi dei monti Ortigara, Forno, Zebio e Mosciagh. Ugo Pizzarello raggiunse al comando del 10° Reg-
            gimento della brigata Regina i luoghi degli scontri nella notte del 20 giugno, in una situazione molto critica quando l’azione
            italiana aveva ottenuto solo un parziale successo con l’occupazione dell’Ortigara. La zona conquistata lasciava però le unità,
            in maggioranza reparti alpini, in difficoltà, su creste impervie e isolate, raggiungibili solo attraverso vie di comunicazione in-
            tasate e battute continuamente dall’artiglieria nemica. In un primo momento il reggimento del colonnello Pizzarello, messo
            a disposizione della 52^ divisione, fu schierato sulle pendici orientali del monte, poi il 22 andò a presidiare il settore centrale
            del rilievo. Qui, sotto il tiro continuo degli austro ungarici, l’ufficiale marchigiano provvide a rafforzare le difese della zona
            che gli era stata affidata per bloccare la prevedibile reazione austriaca. Conrad infatti aveva chiesto e ottenuto rinforzi adeguati
            anche per eliminare il pericolo della separazione delle sue truppe dell’Altopiano da quelle della Valsugana. Il contrattacco
            nemico scattò alle 2,30 del 25 giugno: le posizioni tenute dagli italiani furono sommerse da un uragano di fuoco e di proiettili
            a gas e subito dopo pattuglie nemiche si lanciarono all’attacco facendo uso di bombe a mano e di lanciafiamme. Pizzarello,
            sempre a fianco dei suoi soldati, continuò a impartire disposizioni finché una pallottola di shrapnel gli trapassò l’elmetto e
            lo ferì gravemente alla testa. La battaglia si concluse con un nulla di fatto ma in realtà per le armi italiane si presentò come
            un doloroso insuccesso: gli austriaci infatti riconquistarono l’Ortigara e rimasero ben saldi sulle loro posizioni. Le perdite
            italiane nel corso di quei quindici giorni di combattimento furono, tra morti e feriti, di 25.200 uomini, quelle austriache am-
            montarono a 8.800.
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