Page 130 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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128 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
FULCO RUFFO DI CALABRIA
Napoli, 1884 – Ronchi, Massa Carrara, 1946
Nacque a Napoli in una famiglia aristocratica: la madre, Laure Mosselman du Chenoy, era una nobile belga e il padre Benia-
mino apparteneva a un antico casato dell’Italia Meridionale. Si arruolò nel 1904 per un anno di servizio volontario nell’11°
Reggimento Cavalleggeri di Foggia. Dopo la parentesi militare, congedatosi col grado di sottotenente, si trasferì in Somalia
come vicedirettore di una società commerciale italo-belga. Allo scoppio della guerra mondiale rientrò in Italia e il 20 dicembre
1914 chiese e ottenne di essere assegnato, sempre col grado di sottotenente, al Battaglione Aviatori di Torino-Mirafiori, dove
si fece subito notare per le sue eccellenti capacità di volo. Conseguito il brevetto di pilota fu aggregato alla 4^ Squadriglia di
artiglieria con il compito di dirigere il tiro delle batterie e di effettuare voli di ricognizione. A gennaio 1916 fu trasferito nella
42^ Squadriglia all’aeroporto di Chiassotis in prossimità di Palmanova e con questa formazione ottenne la sua prima ricom-
pensa al valor militare, la Medaglia di Bronzo, avendo compiuto un audace volo per rilevare la posizione di una batteria au-
striaca nella zona di Lokvica, nei pressi di Castagnevizza. Dopo aver ottenuto la sua seconda Medaglia di Bronzo operando
nel cielo sull’Isonzo, alla fine di luglio fu trasferito alla 70^ Squadriglia da caccia equipaggiata con aerei Nieuport 11 per la
difesa di Udine. Nel suo nuovo ruolo interpretava anche fisicamente la figura del cacciatore: una vista eccellente, grande ra-
pidità di decisione oltre alla straordinaria abilità di pilota. Pochi giorni dopo abbatté il suo primo aereo nei pressi di Gorizia
e nel settembre ebbe, dopo una serie di audaci combattimenti, la sua terza Medaglia di Bronzo. Nel febbraio 1917, conseguita
la quarta vittoria contro un Albatros nel cielo di Udine, fu decorato ancora una volta con una Medaglia di Bronzo. A marzo
passò nel ruolo degli ufficiali in servizio permanente effettivo per meriti di guerra. Fu nel cielo di Nova Vas-Oppacchiasella
che il 20 luglio compì quella che è stata considerata una delle più audaci imprese della storia dell’Aeronautica Militare nazionale
quando attaccò da solo una formazione di cinque aerei nemici abbattendone due e mettendo in fuga gli altri. Pochi giorni
dopo entrò a far parte della mitica 91^ Squadriglia, che riuniva i migliori piloti da caccia, comandata da Francesco Baracca,
cui subentrò dopo la morte. Nel corso dei due primi anni di guerra, per la sua straordinaria attività nella difesa dei cieli,
Ruffo era stato decorato con una Medaglia d’Oro, due d’Argento e quattro di Bronzo. Nell’ultimo suo volo il 20 ottobre
1918 fu abbattuto oltre le linee austriache ma riuscì miracolosamente a salvarsi e a sfuggire alla cattura. Nel corso del conflitto
Fulco Ruffo abbattè ben venti aerei nemici conquistando così l’onore di essere tra i primi cinque piloti italiani della Grande
Guerra.
Negli anni successivi si dedicò alla propria azienda agricola nel Lazio e nel 1934 fu nominato senatore del Regno. Nel secondo
dopoguerra fu deferito all’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo, venendo assolto. Dal suo matrimonio
con Luisa Gazelli dei conti di Rossana e di San Sebastiano nacquero sette figli. L’ultima nata, la principessa Paola, è stata
regina del Belgio dal 1993 al 2013 come consorte di Alberto II.
NOVA VAS - OPPACCHIASELLA, 20 LUGLIO 1917
Un epico combattimento nei cieli
Fulco Ruffo di Calabria fu, nel corso della Prima guerra mondiale, protagonista di imprese aeree straordinarie. Una di queste
che resta nell’epopea dell’aviazione militare italiana fu quella condotta da solo nei cieli di Nova Vas - Oppacchiasella. Il 20
luglio 1917, avvistato un gruppo di cinque aerei nemici, due caccia e tre ricognitori che si dirigevano verso le nostre linee,
Ruffo non ebbe alcuna esitazione nell’ingaggiare il combattimento a tremila metri d’altezza. Adottando una tattica molto ef-
ficace basata sul principio di dividere e di scompaginare le forze nemiche, si gettò subito sul caccia che si trovava poco più
in alto del suo apparecchio costringendolo ad allontanarsi. Eliminato così il primo velivolo nemico, decise di continuare la
sfida puntando immediatamente il secondo aereo che stava scortando un ricognitore; dopo un breve combattimento, il caccia
– colpito – cadde in picchiata. Anche il ricognitore, centrato da distanza ravvicinata, precipitò in fiamme nei dintorni di Op-
pacchiasella. Gli altri due aerei non osarono esporsi oltre e preferirono darsi alla fuga.