Page 216 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            MAURIZIO ZANFARINO

            Sassari, 10 maggio 1895 – Monte Asolone, Massiccio del Grappa, 29 ottobre 1918

            Originario della Sardegna, lasciò presto la sua terra, ma custodì nell’animo quei valori di tenacia e di ardimento che al pari
            di tanti altri sui conterranei dimostrò in guerra. Allievo del collegio militare di Roma, dopo aver conseguito la licenza liceale,
            nel 1915 entrò nella Scuola Militare di Modena. L’anno seguente fu assegnato col grado di sottotenente al 210° Reggimento
            Fanteria della Brigata Bisagno.  Trasferito poi al 46° Reggimento della Brigata Reggio fu destinato al fronte dolomitico e com-
            batté sul Col di Lana e sul Monte Sief. Nel dicembre 1916, promosso tenente, chiese, come altri militari della Reggio, di essere
            assegnato al IX Reparto d’Assalto Fiamme Nere, da poco costituito, dove fu trasferito nell’ottobre 1917. Zanfarino, animato
            da grande coraggio e combattività, si distinse poi nella battaglia del Solstizio del giugno 1918 a Col Fenilon e a Col Moschin
            sul massiccio del Grappa, al comando di una sezione di mitragliatrici, e fu decorato con una Medaglia d’Argento. Pochi
            giorni dopo, sul Monte Asolone, ebbe una seconda Medaglia d’Argento. Nel corso di un violentissimo scontro, sostituì il
            comandante di compagnia colpito a morte e guidò personalmente il reparto contro il nemico, catturando materiale bellico
            e facendo numerosi prigionieri. Sempre nello stesso settore di operazioni, il 29 ottobre 1918, benché fosse addetto al vetto-
            vagliamento, chiese e ottenne di tornare sulla linea di fuoco sul Monte Asolone. Durante l’aspro combattimento per la con-
            quista della strategica posizione, gravemente ferito il porta stendardo, afferrato il tricolore continuò a sventolarlo finché fu
            colpito a morte da un proiettile che gli trapassò la gola. Per questo suo gesto fu decorato con la Medaglia d’Oro.




            MONTE ASOLONE, 29 OTTOBRE 1918, LA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO

            “V’era innanzi a tutti una bandiera, ma ogni carne era un lembo del tricolore”

            Era in corso la battaglia decisiva della guerra. Nel cuore del massiccio si sviluppava da giorni l’offensiva dell’Armata del
            Grappa per separare le armate austro-ungariche del Trentino da quelle del Piave e così favorire l’azione di sfondamento
            dell’8^ Armata del generale Caviglia lungo il corso del fiume. L’esercito austro-ungarico bruciava le ultime risorse in un di-
            sperato tentativo di riscossa. Il IX Reparto d’Assalto in cui militava Maurizio Zanfarino si slanciò all’attacco del Monte Aso-
            lone e del Col della Berretta. Ma a questo punto numerose mitragliatrici austro-ungariche, nascoste negli anfratti del terreno,
            aprirono un fuoco preciso e micidiale contro gli arditi, arrestandone l’avanzata. Così, malgrado la tenacia e l’audacia dimostrata
            dalle Fiamme Nere, l’offensiva fallì e dopo alcuni successi iniziali, gli arditi dovettero ripiegare. Eroico in quei tragici momenti
            fu il gesto di Zanfarino che raccolse il tricolore caduto al portastendardo ferito e, convinto dell’importanza morale del
            simbolo, lo sventolò alto a incitare i compagni finché colpito a morte cadde a terra, ma ebbe ancora la forza di gridare Viva
            l’Italia. Al termine dell’azione il IX Reparto d’Assalto lamentò la morte di 50 uomini di cui 5 ufficiali.


















            Nella pagina a fianco:
            Mario Delitala, la Medaglia d’Oro Maurizio Zanfarino, xilografia
            Una visione da bolgia dantesca: un groviglio di uomini avvinghiati in violenti corpo a corpo. Le Fiamme Nere brandiscono i pugnali per annientare
            i nemici asserragliati nella loro trincea. Sullo sfondo i corpi dei caduti e di altri combattenti, illuminati dai bagliori delle esplosioni, sembrano
            emergere dalle viscere della terra. Al centro, in ginocchio, colpito a morte da un proiettile alla gola, la Medaglia d’Oro Maurizio Zanfarino, sul
            punto di crollare, tiene ancora stretto al petto lo stendardo del suo Reparto d’Assalto.
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