Page 38 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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36 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
ANGELO VANNINI
Casole d’Elsa, Siena, 1893 – Plava, Medio Isonzo, 21 luglio 1915
Le fonti biografiche non riportano alcuna notizia sull’adolescenza e sulla formazione scolastica di questo eroe toscano che,
a soli diciotto anni, trovò la morte in guerra. Fu chiamato alle armi nel gennaio 1915 e assegnato al 128° Reggimento della
Brigata Firenze. Allo scoppio del Primo conflitto mondiale raggiunse la zona di operazioni intorno alla roccaforte di Gorizia
con il compito di portaferiti. Diede subito prova di esemplare altruismo sulla linea del fuoco nel soccorrere i compagni
d’arme colpiti in combattimento. A luglio, nel corso della seconda offensiva dell’Isonzo, il 128° Reggimento fu impegnato
nel settore di Plava. Qui, dopo una prima brillante avanzata oltre i reticolati nemici, l’unità dovette fermarsi per riordinare le
forze. In queste azioni il giovane Vannini si prodigò con grande generosità spingendosi più volte oltre i reticolati austro-un-
garici per portare aiuto ai numerosi feriti e accompagnarli ai posti di medicazione. Perse la vita da eroe nell’ultimo tentativo
di salvare un commilitone colpito a pochi metri dalla trincea austro-ungarica. Di questo generoso combattente non ci rimane
alcuna fotografia e non si conosce neppure il luogo dove è sepolto, forse le sue spoglie sono state collocate nel Sacrario Mi-
litare di Oslavia come ignoto.
PLAVA, 21 LUGLIO 1915, LA SECONDA OFFENSIVA DELL’ISONZO
Sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche
Già nei primi giorni di guerra il piccolo borgo di Plava, sul Medio Isonzo, era stato al centro di violenti scontri e le truppe
italiane erano riuscite a portarsi sulla riva sinistra del fiume dando vita a una testa di ponte in una difficilissima posizione do-
minata dalle alture presidiate dagli austriaci. In questa zona, nel corso della seconda offensiva dell’Isonzo, il portaferiti Angelo
Vannini del 128° Reggimento della Brigata Firenze continuò senza sosta a portare aiuto ai compagni d’arme colpiti. Fatale
l’ultima azione: incurante del grave pericolo, uscì allo scoperto per andare a soccorrere un commilitone caduto in prossimità
della trincea nemica. Riuscì a portarlo in salvo trascinandolo fino alla linea italiana, prima di cadere lui stesso a terra esanime,
raggiunto da un proiettile alla testa.
Nella pagina a fianco:
Nino Bertoletti, la Medaglia d’Oro Angelo Vannini, olio su tela
L’immagine richiama la struttura di una deposizione laica: l’eroico Vannini tiene tra le braccia il corpo del commilitone caduto nel calvario dei
combattimenti e lo affida, prima di morire, a un compagno che lo accoglie a braccia aperte. Nessun’arma turba l’atmosfera di pietas, se non un
fucile che si intravede appoggiato al terrapieno della trincea. Bene in vista invece sul braccio sinistro del portaferiti il contrassegno della Croce
Rossa, simbolo di soccorso universale, che avrebbe dovuto preservare il generoso militare dalla furia dei nemici.