Page 40 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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38 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
DECIO RAGGI
Savignano di Rigo, Forlì, 29 settembre 1884 – Cormons, Gorizia, 24 luglio 1915
Nato in una famiglia di salde tradizioni risorgimentali – il padre Enrico aveva combattuto nel 1860 contro lo Stato Pontificio
nei Cacciatori di Montefeltro – Decio, dopo essersi diplomato al Liceo Mamiani di Pesaro, si iscrisse alla facoltà di Legge a Bo-
logna. Insoddisfatto della sua vita di studente, nel 1907, chiamato alle armi, lasciò l’università per arruolarsi come allievo uf-
ficiale nel 35° Reggimento della Brigata Pistoia, da cui fu poi congedato nel settembre 1907 con il grado di sottotenente.
Ripresi gli studi, si laureò nel marzo 1914 in Giurisprudenza nell’università del capoluogo emiliano. Un mese dopo fu
chiamato per un breve corso di aggiornamento nel 69° Reggimento della Brigata Ancona, da dove uscì con il grado di tenente.
Fervente cattolico, unì alla sua profonda fede religiosa un’attenzione appassionata per la realtà politica della sua regione che
lo portò a candidarsi alle elezioni amministrative del 19 luglio 1914 nelle quali fu eletto consigliere comunale a Sogliano.
Allo scoppio del Primo conflitto mondiale fu tra i più ardenti interventisti e il 30 marzo 1915, certo della prossima discesa
in campo dell’Italia, decise di entrare nell’Esercito come volontario, tornando a vestire l’uniforme grigioverde. Si arruolò
nella Brigata Casale, destinata da subito alla linea del fuoco. Composto quasi esclusivamente da romagnoli, era uno dei reparti
più famosi del Regio Esercito, essendosi coperto di gloria a San Martino il 24 giugno 1859, nella battaglia decisiva per l’Unità
d’Italia. Così, dopo la dichiarazione di guerra, Decio Raggi, con il grado di tenente, partì al comando della 9^ Compagnia
dell’11° Reggimento fanteria. La sua formazione, raggiunto l’Isonzo, fu schierata alle pendici del Podgora, dove il 19 luglio
ricevette l’ordine di muovere all’attacco delle postazioni austriache. Con grande coraggio e tenacia Raggi guidò i suoi uomini
a ridosso dei reticolati nemici, ma nelle concitate fasi dell’attacco fu ferito a morte da un proiettile. Alla sua memoria il re
Vittorio Emanuele III, Motu proprio, concesse una delle prime Medaglie d’Oro a un combattente della Grande Guerra. L’im-
presa del coraggioso militare fu immortalata anche da Achille Beltrame nella copertina del 10 ottobre de La Domenica del
Corriere.
MONTE PODGORA, 19 LUGLIO 1915, LA SECONDA OFFENSIVA DELL’ISONZO
Cadere al grido di “Avanti Romagna”
In questa zona del fronte isontino la Brigata Casale era impegnata sin dai primi giorni del conflitto con il compito di espugnare
la forte testa di ponte che sbarrava l’accesso alla città di Gorizia. Si trattava di un’area saldamente presidiata dagli austro-un-
garici, protetta da reticolati solidissimi, una barriera inespugnabile davanti a una difesa munita di molte sezioni di mitragliatrici
che battevano con precisione tutto il terreno di attacco. Decio Raggi e i suoi uomini della 9^ Compagnia si lanciarono all’of-
fensiva. Dopo che fu aperto un varco, l’intrepido tenente guidò l’avanzata incitando i compagni al grido Avanti Romagna!
Avanti! Giunto sul margine della trincea nemica, portatosi allo scoperto, fu colpito da un proiettile e cadde a terra privo di
sensi. Trasportato all’ospedale di Cormons il giovane valoroso morì il 24 luglio dopo cinque giorni di agonia.
Nella pagina a fianco:
Salvatore Fiume, la Medaglia d’Oro Decio Raggi, acquaforte
In alto, tra i bagliori delle esplosioni, si staglia e si eleva, più grande dei fanti che seguono a distanza, la figura dell’eroico Decio Raggi, colto
mentre trafitto dal fuoco nemico è sul punto di crollare al suolo. In secondo piano, ancora lontani, quasi a sottolineare l’impeto dell’assalto del loro
comandante, gli uomini della Brigata Casale osservano smarriti il fatale momento, mentre alcuni in primo piano aprono le braccia come sgomenti
per la perdita del loro punto di riferimento.