Page 94 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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92                 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            NAZARIO SAURO

            Capodistria, 1880 – Pola, 10 agosto 1916

            Un eroe, protagonista della Prima guerra mondiale, conosciuto e celebrato da sempre nei testi di storia. Cittadino dell’Impero
            austro-ungarico, iniziò da giovanissimo a vivere il mare: a vent’anni ebbe il comando di un mercantile e quattro anni dopo,
            nel 1904, ottenne il diploma di capitano marittimo di grande cabotaggio. Cresciuto in una famiglia di tradizioni patriottiche,
            si avvicinò presto a quegli ambienti intellettuali in cui si riconoscevano molti irredenti, da Scipio Slataper ai fratelli Stuparich,
            a Gabriele Foschiatti e Giuseppe Pagano, che sognavano l’unione dell’Istria e della Dalmazia all’Italia. Convinto sostenitore
            della dottrina mazziniana per l’indipendenza dei popoli, tra il 1908 e il 1913 svolse un’intensa attività clandestina a favore
            dell’Albania, che aspirava a liberarsi dal dominio ottomano, portando armi e munizioni agli insorti. Cresciuto con questi
            ideali politici, fu naturale per lui l’approdo alle posizioni antiasburgiche per la riunione delle terre irredente. Così, allo scoppio
            della guerra nell’agosto 1914, lasciò Capodistria e raggiunse Venezia, dove insieme ad altri profughi si prodigò a favore del-
            l’intervento dell’Italia. Nel maggio 1915 si arruolò con il nome di guerra Nicolò Sambo nella Regia Marina con il grado di te-
            nente di vascello. Fu impiegato in un primo momento come pilota a bordo di piccole siluranti che operavano lungo le coste
            istriane e dalmate per la posa di mine e sbarramenti. Per quella che era destinata a essere la sua ultima missione, s’imbarcò il
            30 luglio 1916 sul sommergibile Giacinto Pullino e partì da Venezia facendo rotta verso il Quarnaro con l’obiettivo di silurare
            i piroscafi nel porto di Fiume. Ma l’operazione fu fermata da un incidente di navigazione quando il Pullino si incagliò su un
            basso fondale. All’alba, il comandante e i membri dell’equipaggio tentarono di raggiungere la costa italiana a bordo di im-
            barcazioni di fortuna, ma furono tutti avvistati da lì a poco dalla nave austriaca Satellit, arrestati e condotti a Pola per gli ac-
            certamenti. Sauro dichiarò di chiamarsi Nicolò Sambo, di essere italiano – nato a Venezia – tenente di vascello della riserva
            della Regia Marina. Il suo accento fece sorgere dei dubbi e le autorità della commissione esaminatrice della Marina imperiale
            sospettarono fosse un marinaio istriano. Furono così chiamati per un riconoscimento i membri della capitaneria del porto
            di Pola. Il tribunale militare convocò anche la madre e la sorella di Nazario Sauro che, pur di salvarlo, negarono di conoscerlo.
            Sauro fu invece identificato, oltre che da alcuni suoi concittadini, anche dal cognato Antonio Staffè, maresciallo della Finanza
            di Capodistria. Il suo destino era ormai segnato. Il 10 agosto 1916 alle 17:45 il tribunale militare pronunciò la condanna a
            morte per alto tradimento tramite impiccagione. Due ore dopo la sentenza fu eseguita: Sauro morì gridando Viva l’Italia,
            morte all’Austria!



            QUARNARO, ALTO ADRIATICO, 31 LUGLIO 1916


            Morire gridando: “Viva l’Italia, morte all’Austria!”

            Il sommergibile Giacinto Pullino, al comando del capitano di corvetta Ubaldo degli Uberti, partì da Venezia in missione per
            un’incursione contro i piroscafi nel porto di Fiume da dove, secondo le informazioni, vi era un intenso movimento per il
            trasporto di armi e di truppe verso la base austro-ungarica di Cattaro. Sul sottomarino era imbarcato come ufficiale di rotta
            Nazario Sauro, nome di guerra Nicolò Sambo. Durante la notte, nelle acque dell’isolotto di Gagliola, l’imbarcazione si arenò
            a causa delle forti correnti su un basso fondale da cui non fu possibile rimuoverla nonostante tutte le manovre. All’alba,
            lanciati i colombi viaggiatori con la notizia dell’incidente, sequestrata una piccola imbarcazione a vela ormeggiata all’isola, il
            comandante e i membri dell’equipaggio tentarono di raggiungere le coste italiane. Sauro, invece, preferì allontanarsi da solo
            su un barchino, confidando sulla sua conoscenza della costa dalmata per sottrarsi alla caccia delle navi austriche che stavano
            sopraggiungendo. Nessuno dei marinai riuscì a sfuggire alla nave Satellit, che avvistò prima il battellino su cui era nascosto
            Sauro sotto una tela cerata, e poi tutti gli altri membri dell’equipaggio. Tratti a bordo furono condotti a Pola per gli accerta-
            menti, nel corso dei quali Nazario Sauro fu riconosciuto come cittadino dell’Impero austro-ungarico e condannato all’im-
            piccagione per alto tradimento.
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