Page 5 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Presentazione




            PRESENTAZIONE



                    on il presente volume la biblioteca delle opere edite dall’Ufficio Storico
                    dello Stato Maggiore della Difesa si arricchisce di un saggio di storia
            C militare  che  per  la  prima  volta  si  occupa  di  analizzare  lo  scacchiere
            strategico italiano del Sahara sotto due punti di vista nuovi: estendere lo sguardo
            ad una ampia fascia temporale, lunga quasi quanto l’intero periodo in cui la Libia
            è stata formalmente una colonia italiana, e centrare il focus non sulle grandi
            battaglie  della  Seconda  guerra  mondiale  ma  sulle  “piccole  guerre”,  ovvero
            sugli scontri, apparentemente minori, che hanno caratterizzato quel teatro, sia
            nel  periodo  tra  i  due  conflitti  mondiali,  quando  era  necessario  riconquistare
            il controllo politico e militare dell’enorme paese africano dopo il vuoto della
            Grande  Guerra,  sia  durante  l’ultimo  conflitto  mondiale,  quando  occorreva
            difendere e presidiare dagli attacchi alleati “il mare di sabbia” che costituiva la
            Libia centro-meridionale e i suoi enormi confini.
               La  geografia  in  un  teatro  operativo  come  il  deserto  è  un  elemento  che
            domina, allora come oggi, le scelte strategiche e tattiche, influenzando in maniera
            determinante gli esiti degli scontri, rendendo spesso ininfluenti i numeri assoluti
            delle forze in campo e premiando qualità come: la conoscenza del territorio e dei
            suoi abitanti, la migliore tecnologia disponibile, l’inventiva nelle soluzioni se non
            addirittura l’anticonformismo nelle scelte.

               L’autore analizza in maniera lucida ed imparziale le crude strategie di politica
            coloniale, comuni a tutti i grandi paesi europei del periodo, tese a recuperare
            prima e mantenere poi il controllo del territorio, associando un’accurata disamina
            dell’evoluzione delle tattiche militari e della tecnologia dei mezzi per condurre le
            attività sul campo.
               Ne emerge un interessantissimo quadro da cui appare evidente che il motto
            latino inciso sul cartiglio dello stemma araldico dello Stato Maggiore della Difesa:
            una vis (una forza) non è una frase ad effetto ma un reale moltiplicatore di forza.
            Infatti la cooperazione interforze che si era sviluppata in Libia tra Esercito e
            Aeronautica aveva dimostrato che la combinazione del mezzo terrestre e quello
            aereo,  con  una  adeguata  preparazione  di  base,  di  cui  i  reduci  della  Grande
            Guerra non difettavano certo, e la conoscenza approfondita del territorio, da cui
            l’importanza della geografia, era un binomio vincente: si era in grado di realizzare
            uno strumento militare flessibile e resiliente.
               Tuttavia, come molte volte nella nostra storia patria, le innovazioni spinte


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