Page 14 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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2                                                            MARIO  BURACCHIA

                La  prima guerra dell'Indipendenza  italiana  produsse nell'Adriatico settentrio-
           nale  una  contrapposizione  mariLtima  che  presenta  un  qualche  interesse.  Da  un
           lato la  Marina  austriaca,  di  cui  parlerà  il professor Robert  von Dauber,  una forza
           navale modesta  ma  efficace:  in  relazione diretta  con  la  situazione di  relatività  di
           forze  del  momento,  la  ritroviamo  nella  veste  di  attaccante  per cingere d'assedio
           Venezia  clal  lato  del  mare,  e  nella veste di  difensore,  cooperando con le  forze  di
           terra  alla  difesa  del  porto di  Trieste.  Dall'altro le squadre italiane,  i sardi,  i napo-
           letani  fino  a  quando  non furono  richiamati,  i toscani,  i pontifici  e,  come ho già
           detto,  i veneti di  cui specificamente parlerà Alvise  Zorzi:  una coalizione navale di
           gran  lunga  superiore sulla  carta,  ma  minata  alle  spalle  da  volontà  politiche  di-
           verse,  che ebbero certo  influenza nell'approccio alla  lotta  per il  dominio del  ma-
           re.  Su  questo ci  intratterà  il professor Mariano Gabriele, sulle  idee e  l'attuazione,
           su  ciò  che in  tema  di  potere marittimo  avrebbe dovuto essere e  non fu .


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                Il  contrasto  niarittimo,  limitato  ad  uno spazio ben definito  dell'Adriatico  set-
           tentrionale, non ebbe importanza decisiva,  né strategica.  Non erano mature le ma-
           rine,  non  era  matura  la  dottrina.  Soltanto  gli  scontri  terrestri,  come  per  tutto  il
           Risorgimento,  avrebbero  avuto  impatto politico,  ingenerando  nella strategia  italia-
           na una  impostazione ed una tradizione  di lungo periodo che sarebbero state ben
           dure  a  morire.  Sarebbe spettata  invece  alla  parte  italiana,  se  fosse  stata  unita  ed
           avesse maturato una filosofia  navale, ricercare un'affermazione marittima, che a se-
           conda  degli  eventi  avrebbe  potuto  avere  una  funzione  decisiva  o  almeno  com-
           pensativa. Perché,  mentre l'Austria restava a tutto diritto  una potenza continentale,
           un'Italia unita  avrebbe dovuto tenere nel massimo  conto il  dominio ciel  mare.  Ma
           l'Italia  non era  unita  e  la stessa  guerra  del  1848  fu  probabilmente prematura .


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                Questa guerra marittima, fiaccameilte condotta e includente, si svolse in qual-
           che momento in  un clima aclatto al  romanticismo del  tempo: alludo ad esempio,
           se è vero quello che scrive lo Stefani,  a  quella proposta di disfida navale con tre
           unità  per parte che l'ammiraglio Albini  avrebbe avanzato nel  maggio  1848 al  ne-
           mico chiuso nel  porto di Trieste.  Un  atteggiamento da  cavalleria  medievale,  che
           implicava  la  rinuncia  ad una  forte  superiorità  materiale  in  nome  di  uno  straor-
           dinario fai/" plrOI.
                Non lo avrebbero avuto a Messina, nel settembre successivo, le navi di Ferclin,U1do
           Il;  Luigi  Carlo  Farini  ne scrisse:  "Durò  quasi  cinque  giorni  l'orrendo  spettacolo ...
           Era  già  finita  la  resistenza  e  la  bandiera siciliana  a terra,  e  pur continuava  il  bom-
           bardamento  selvagg.(;  durò  quarantotto  ore  ancora ...  inorriditi  gli  ammiragli  di
           Francia  e  cI'Inghilterra  imposero a'  Napolitani sostassero,  ad essi  ed a' Siciliani una
           tregua.  Della  fama  delle atrocità  commesse a Messina  fu  piena  l'Europa".
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