Page 18 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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8 GIUSEPPE TAIAMO
in larga misura sbagliato, perché mai il regno sardo, da solo, avrebbe potuto
costringere l'Austria ad abbandonare la Lombardia e il Veneto. Sarebbe stato
necessario, da un lato, l'alleanza di una grande potenza europea interessata
ad un ridimensionamento della presenza asburgica in Italia, e dall'altro la tra-
sformazione del regno sardo in un vero stato costituzionale, retto da princi-
pii liberali, che avrebbe perciò potuto assumere la guida di un movimento
liberale - vivo in Toscana, nel Lombardo-Veneto, nelle province pontificie, nel
regno delle Due Sicilie - e sempre sospettoso delle tendenze espansionistiche
piemontesi.
Al rapido successo delle tendenze rivoluzionarie nel '48 fece seguito, l'anno
successivo, l'altrettanto rapido trionfo della reazione, segnata dalla sconfitta mili-
tare piemontese, dal ritiro delle carte costituzionali in tutti gli Stati tranne nel re-
gno sardo, dalla piena restaurazione dell'egemonia austriaca sulla penisola.
Se allora dalla metà del 1849, con la sconfitta delle forze sarde e la caduta
delle repubbliche di Roma e di Venezia, l'intel'O movimento quarantottesco, nel-
la componente moderata e monarchica e nella componente democratica, sem-
brò irrimediabilmente sconfitto, travolto dalle forze conselvatrici, che cosa restò
ciel '48? Quale fu cioè il suo significato nella storia italiana?
Il 1848 dimostrò, nel fatto, che libertà nello Stato e indipendenza naziona-
le erano due termini dello stesso pl'Oblema, insolubili se posti isolatamente. All'ori ..
gine ciel fallimento di quell'anno ci fu, infatti, l'illusione cii alcuni Stati di concedere
delle riforme senza affl'Ontare il pl'Oblema dell'indipendenza, e da parte di altri
il tentativo cii combattere l'Austria senza trasformare radicalmente l'interna strut-
tura statale.
Dopo il '48 l'involuzione politica dello Stato pontificio, del Granducato di
Toscana e ciel regno delle Due Sicilie, chiaramente manifestatasi con l'abroga-
zione degli statuti concessi sotto la pressione dell'opinione pubblica, tagliò per
sempre questi Stati dalla lotta per l'indipendenza: le impennate di Pio IX contl'O
l'Austria e cii Ferclinanclo II contl'O la Francia e l'Inghilterra non ebbel'O mai ca-
ratlere nazionale pl'Oprio perché provenivano cla Slati assoluti e illiberali.
La stessa "missione nazionale" del Piemonte sabaudo poteva esser compiuta
solo a condizione che dalle altre regioni della Penisola si guardasse a Torino co-
me capitale di uno Stato strutturalmente diverso da tutti gli alti'i, l'unico nel qua-
le le diffuse aspirazioni liberali si fossel'O tradotte e si stessero traducendo o
almeno si potessel'O tradurre in efficienti istituti giuridici.
E non è un caso che pl'Oprio un esule meridionale, Pasquale Stanislao Mancini,
nella prolusione al corso di diritto internazionale e marittimo, tenuta il 22 gen-
naio 1851 nell'università di Torino, affermasse che "il diritto di nazionalità non
è che la stessa libertà dell'individuo estesa al comune sviluppamento dell'aggre-
gato organico degli individui che formano le nazioni: la nazionalità non è che
la esplicazione collettiva della libertà.