Page 23 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
P. 23
IL SISTEMA MARITTIMO ADRIATICO 13
Lasciamo per un po' l'attività più propriamente militare, per considerare il
sistema adriatico dal punto di vista commerciale.
L'attività forse di maggior interesse è quella legata allo sviluppo di Trieste,
il cui motore è certamente il commercio ecl il traffico portuale, sempre appog-
giati da una saggia politica economica imperiale. Nel 1825 il sistema di dazi pre-
ferenziali impiantato dallo Stato Sardo a Genova provocò un forte dirottamento
cii traffici marittimi su Trieste, la già citata fondazione del Lloyd ed il potenzia-
mento della cantieristica migliorò ulteriormente tale situazione economica e già
nel 1843 il valore in fiorini del traffico marittimo era di 103 milioni contro i so-
li 25 di Venezia. Interessante è anche il fatto che, prima in Europa, fu fondata a
Trieste nel 1824 la cattedra pubblica di "costruzione navale e manovra" del pro-
fessor Tonello, fondatore tra l'altro dei cantieri San Marco presto dotati di una
"fabbrica delle macchine".
Ma anche il triangolo Ancona-Spalato-Hagusa vede dal 1840 un accrescersi
delle dimensioni delle barche da pesca e di quelle dedite al commercio costie-
ro con una quasi scomparsa c1ei pericoli c1ella pirateria illirica, sostituita solo ra-
ramente nel Basso Adriatico da quella greca, più attiva nello Jonio, ma tenuta
sotto controllo dalle Marine italiane dell'epoca. Nei porti adriatici dello Stato pon-
tificio, divisi nei tre circondari di Fermo, Ancona e Rimini il traffico di cabotag-
gio è notevole, contandosi tra il 1840 ed il 1842 oltre 220 barche per circa 11.000
tonnellate, le navi di Ancona effettuano viaggi sino all'Inghilterra e a Odessa.
Inoltre la navigazione passeggeri è attiva in Adriatico, un esempio per tutti: nel
1848 vi è una regolare linea settimanale a vapore che collega Trieste con Cutaro
e altri porti dalmati, nello stesso anno approda a Hagusa naviglio per circa 60.000
tonnellate.
Da questi pochi dati provenienti da una copiosa bibliografia, che mi è sta-
ta fornita dal comandante Ferrante dell'Istituto di Guerra Marittima, possiamo in-
travedere come il sistema marittimo adriatico sia nel periodo da noi considerato
assai ricco di commerci e di attività marittime, in primo luogo la pesca esercita-
ta in modo significativo su tutte le coste e fornente numerosi posti di lavoro al-
le popolazioni locali con una tradizione lavorativa che giunge ai nostri giorni. .
Ma torniamo alla strategia navale. L'Adriatico degli anni '20, '30 e '40 risente
degli sconvolgimenti europei, pur se in moclo indiretto. La sicurezza delle coste,
allora come oggi, preoccupa i governanti: i litorali adriatici sono infatti porte
aperte non solo all'importazione e all'esportazione clelle "cose", ma anche delle
"idee". Per Stati conservatori e fortemente preoccupati della stabilità interna, il
mare diviene confine e le forze militari marittime elementi importanti per le ope-
razioni di "polizia". Lo Stato pontificio e quello borbonico, pur temendo anche
in questo bacino un traffico di persone non gradite, usano poco le loro Marine
da guerra per controllare i confini, in quanto i porti maggiori, Ancona, Vasto,
Bari e Brindisi sono sufficientemente protetti dalle locali forze di polizia. È quin-
cii sufficiente la normale vigilanza doganale per svolgere anche questo compito